giovedì 2 luglio 2015

Rovinare una Città (e mezza)

Che Rimini “Macondo” sarebbe finita male l’aveva già scritto il demone Azazello il 24 giugno alla luce dei fuochi di San Giovanni. Poi lo si capiva da anni. Ma che finisse così per motivi tanto futili c’è voluto del cuore del coraggio per capirlo. Ce ne siamo convinti definitivamente guardando la “disposizione” bi kilometrica del cosiddetto mercato ambulante di Rimini. Almeno nella versione prevista dall’assessore preferito di Gnassi e dagli amorevoli giornali di contorno, che ieri l’hanno pubblicata. Che si volesse prendere il fatturato degli ambulanti (per trasferirlo al nuovo Iper della ex Fiera) era chiaro, ma che si volessero consumare le scarpe degli ipotetici compratori supera la fantasia più sadica. Un immaginario visitatore di questo “mercato”, che non sarà mai, dovrebbe farsi, per vederlo, due (andata) più due km (ritorno). Più dell’Expo! In più verrà “scavata” piazza Malatesta per scoprire quel che si sa già: le basi della cinta esterna della Rocca Malatestiana, si farà finta di ripristinare il Teatro che finirà come il Fulgor. In niente. Dopo 10 anni siamo sempre lè. Cioè tra dieci anni ci sarà ancora un “mezzo cantiere” e si incolperà il destino cinico e baro. Infine andrà avanti chissà per quanti anni, l’opera più devastante di tutte: il TRC. Non esiste nemmeno il carrozzone filobus che ci dovrebbe passare sopra. Naturalmente e peggio ancora non esistono nemmeno i passeggeri, (i turisti sono definitivamente estinti quest’anno) mentre esistono e, anzi, diventano e si moltiplicano come conigli, i debiti, che gli sventurati superstiti della “Rimini Macondo” dovranno pagare. Con l’aiuto però dei riccionesi. Ecco perché il TRC a differenza del resto non rovinerà solo una città ma ne rovinerà una e mezzo. E tutto per che cosa? Per una “stazione di testa” all’ex Ponte di Tiberio? Per un ennesimo ipermercato? Per salvare (finanziariamente) una Fiera? Un po’ poco.
Woland