giovedì 2 luglio 2015

Su Alexis, l'Euro e il Popolo Sovrano

Parliamoci chiaro. Il problema della Grecia non sono i soldi. L’Euro e l’Europa non sono la stessa cosa. L’Europa è un Continente in cui si parlano più di trenta lingue diverse, molte di più le culture e le tradizioni. La cosa che in epoca moderna ne fa una comunità è il proponimento fondante di non essere più vittima dei conflitti che l’hanno percorsa lungo tutta la sua storia. Un Italiano e un finlandese non si sentono certo parte della stessa Comunità per il fatto di avere la stessa moneta in tasca. La propaganda filo bancaria di questi ultimi anni ha investito grandi risorse per far passare il concetto che l’Euro e l’Europa sono imprescindibili l’una dall’altra. Nulla di più falso. L’Euro, secondo quanto promesso inizialmente, doveva essere un facilitatore per gli scambi commerciali, come se prima non si fosse commerciato lo stesso e magari più armonicamente rispetto alle proprie esigenze territoriali. L’Italia, che praticamente ha sempre prodotto tutto, con estrema qualità, non ha mai avuto interesse in una moneta forte, visto che la sua principale vocazione era (e sarà se ci riprendiamo) l’esportazione di alta qualità. Al contrario una nazione che importa tutto, ad esempio l’Inghilterra, ha interesse nel mantenere una moneta pesante. Italia e Inghilterra sono i due estremi, nel mezzo una miriade di realtà normalmente gestite dai meccanismi d’inflazione… certo avendo la proprietà della propria valuta. Oggi pur sotto l’Euro parificatore, gli scambi interbancari sono profondamente iniqui, l’unica cosa di cui si fa gran commercio sono titoli di Stato e il debito pubblico è diventato un business per quelle due tre Nazioni per cui l’Europa Economica è stata cucita a misura. Aexis Tsipras, cercando di dimostrare che si può campare anche senza Euro, fa un grosso dispetto a chi specula sull’annullamento delle sovranità Nazionali. Ribadiamolo. L’Euro e l’Europa non sono la stessa cosa. L’Europa è un Continente in cui si parlano più di trenta lingue diverse, molte di più le sue culture e tradizioni. La cosa che in epoca moderna ne dovrebbe fare una comunità è il proponimento fondante di non essere più vittima dei conflitti che l’hanno percorsa lungo tutta la sua storia. Un Italiano e un finlandese non si sentono certo parte della stessa Comunità per il solo fatto di avere la stessa moneta in tasca. Il rifiuto greco all’omologazione crea un pericoloso precedente contro cui è partita un’offensiva mediatica in grande stile. Ormai anche la casalinga di Voghera ripete come un mantra che i greci sono causa del loro male perché vanno in pensione troppo presto e truffano la previdenza sociale. Nessuno dice però che, con le riforma del 2010 prima e del 2012 poi, sono state tagliate le tredicesime e che il 45% dei pensionati vive sotto la soglia della povertà. Le riforme che l’Europa vorrebbe, lo stiamo provando anche sulla nostra pelle, sono totalmente inefficaci e l’Austerity è ormai dichiaratamente una forma di gestione recessiva. Per quale motivo la Grecia vi si dovrebbe volontariamente sottoporre? L’Europa sta morendo della stessa medicina che vorrebbe obbligatoriamente somministrare alla Grecia, tanto è vero che Mario Draghi, con il suo Quantative easing, sta cercando di riprodurre, per il continente intero, il meccanismo che una volta garantiva il bilanciamento delle economie statali. 1.140 miliardi (60 miliardi al mese fino a settembre 2016) trasferiti alle banche centrali nazionali, che acquistano titoli di stato sul mercato secondario, nel tentativo di far salire al 2% un’inflazione attualmente attestata su un valore medio dello 0,3%. Il tutto, secondo l’intenzione, dovrebbe far deprezzare l’euro e garantire maggior liquidità per le imprese. Non è così, almeno non finora. Contrariamente a quanto auspicato dalla manovra si sta assistendo ad una stretta del credito. In Italia 22 miliardi in meno di prestiti alle imprese e, di contro, ci sono 190 miliardi di rate non pagate, valore in crescita. E’ estremamente chiaro che il danno non è certo provocato dai greci, un popolo di soli 12 milioni di persone, che vanno in pensione a 61 anni come ci si va in Germania. Il danno è una generazione di politici che pensa a tutto, tranne che agli interessi del Popolo Sovrano, titolo che farebbe ridere solo a pronunciarlo se non fosse proprio per il referendum lanciato da Tsispras.
 P.S. Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione. [Henry Ford]
@DadoCardone Citizen