venerdì 2 febbraio 2018

Ma basta con Fellini

A Rimini quando non sanno come uscirne, usano..Fellini. Se ci fate caso e non siete giornalisti, potete trovare la conferma in tutte le stronzate, più meno riuscite. Il Maestro, emigrato dalla sua città giovanissimo, non ci ha più fatto ritorno. Volevamo regalargli almeno una casa, missione impossibile. Il suo Amarcord lo dimostra. Eppure sembra la password mediatica per qualsiasi iniziativa sindacale. Conferisce una patina di insopportabile eleganza. Lo ammetto, non mi è mai piaciuto, senza essere il critico Grasso. Ne hanno abusato in tutte le salse, la più sfigata è stata timbrare lo scalo riminese con il suo nome. Da allora....è sempre più affollato. Rimango silenzioso sul processo alla città, spacciato come fallimento di Aeradria. L'aspetto interessante è che nel novero dei tanti rinviati ad un giudizio difficile da calendarizzare, ci sono personaggi appartenenti ai partiti dell'inciucio riminese. Non è solo il Pd alla sbarra, anzi. Una delle ragioni per cui nessuno si è incatenato per protestare. Il numero di passeggeri registrati dimostra che siamo al limite della soglia di sopravvivenza e molto al di sotto del piano industriale presentato. Non è colpa della attuale società di gestione. Il piano doveva però tenere conto della debolezza (politica) cittadina, ma dovevano riaprirlo al più presto, pensando che in futuro ci potessero essere novità interessanti. Il tentativo di rianimare anche lo scalo (inventato) di Forli, spiega tante cose che accadono nella nostra regione targata (purtroppo ) Bonaccini. Manca della forza e autorità per stabilire che Rimini può campare solo all'interno di un accordo stabile e duraturo con Bologna. Loro mettono soldi e hub, noi le nostre invidiabili piste, una posizione geografica unica e tanti ettari attorno. Il vezzo giornalistico di spacciare i risultati ottenuti come un trionfo gestionale è pericoloso. Che bisogno c'era allora di "gettare" milioni per un comarketing illegale? Nemmeno ad un acceso fans della giustizia importa la data del processo, sarà una sentenza che farà titolare "poco" anche il Carlino. Il danno non è rappresentato dai sessanta milioni gettati inutilmente ma il risultato che questa azione decisa a larghissima maggioranza ha determinato. Le ingenue (?) lettere di patronage e gli altri ballottini contabili sono un contorno che ormai appartiene alla ricca storia dei fallimenti riminesi. Nessuno ha rubato, ma il solo fatto che gli autori (?) siano ancora saldamente ai posti di più alto comando, segnala lo stato connivente della politica cittadina. Litigate pure per i bagnini, ma non dimenticate i chioschisti, se ne possano avere a male. Questa è Rimini. La ridicola querelle tra Lega e Pd sulla Bolkestein è davvero da incitamento al non voto. Aspetto l'opinione di Liberi&Belli. 

PS Ho parlato (solo) di una fallimento, ma gli altri..Carim??