giovedì 13 febbraio 2014

La Peste non Muore

La peste non muore (e torna con nuove maschere) Circa un mese fa (il 19 gennaio per l’esattezza) su nostra richiesta, il Cancelliere ci mandò un articolo di “commento” che ci sorprese tutti. Era intitolato “La peste”. Oggi su un’analoga nostra richiesta concernente la situazione economica italiana e quella politica europea, ce ne invia un altro. Tratto dallo stesso libro, dello stesso autore (Camus). Lo pubblichiamo quasi sicuri che, come il primo, susciterà interesse e qualche polemica. Non lo sappiamo con certezza, ma pensiamo l’abbia scritto non solo sulla base delle sue poco meno che decennali previsioni, ma anche dopo avere avuto la conferma dal crollo delle produzioni italiane nel bimestre dicembre-gennaio. Segno che la “ripresona” dei Letta, Saccomanni, Zanonato ecc. era ed è quella che abbiamo sempre previsto (modestamente) anche noi, da almeno un paio d’anni: una bufala. Quindi anche per noi, intendiamo, non provvisti delle non proprio comuni conoscenze del Cancelliere. La “ripresona” puramente e semplicemente non esiste! E nemmeno la “ripresina”. In sintesi l’ennesima presa per i fondelli. Comunque ecco il brano inviatoci: “…È coutant, en effet, les cris d’allègresse qui montaient de la ville, Rieux se souvenait que cette allègresse ètait toujours menacèe. Car il savait ce que cette foule en joie ignorait, et qu’on peut lire dans les livres, que le bacille de la peste ne meurt nì ne disparaît jamais, qu’il peut rester pendant des dìzaìnes d’annèes endormi dans les meubles et le lìnge, qu’il attend patiemment dans les chambres, les caves, les malles, les mouchoìrs et les paperasses, et que, peut-être, le jour viendraìt où, pour le malheur et l’enseignement des hommes, la peste rèveillerait ses rats et les enverrait mourir dans une citè heureuse.” “…Ascoltando, infatti, i gridi d’allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.” Fra qualche giorno la peste si rimanifesterà ancora, come ormai capita da vent’anni. Cambieranno le sue facce. Al posto di quella da seminarista di Letta abbiamo quella da “piglia per il…” di Renzi. Di quella gonfia e inespressiva di Saccomanni quella volpina di Boeri con in tasca la “superpatrimoniale”. Addirittura pare avremo Baricco (sembra…ma non ci credo…) alla cultura. (!) Come diceva il Principe Salina del “Gattopardo” :”…bisogna che tutto cambi perché tutto resti come prima…”. E infatti, dopo 150 anni, si è visto com’è finita la Sicilia. Ora tocca all’Italia intera.