giovedì 6 febbraio 2014

La Sconosciuta Tasi

Con la Tasi vado controcorrente. Negli ultimi giorni mi sto chiedendo se leggo un testo di legge diverso da quello che sembrano leggere molti autorevoli consulenti visto che, alla fine, mi ritrovo a svolgere considerazioni opposte alle loro. Si tratta indubbiamente di una normativa complessa che è stata introdotta in un momento particolarmente delicato della nostra situazione economica ed amministrativa e, quindi, le critiche rivolte al legislatore possono avere anche una loro giustificazione. Tuttavia, a mio parere, il legislatore ha voluto attribuire alla Tasi un senso ben preciso, se è vero che è diretta alla copertura dei costi dei servizi indivisibili (co. 682 della legge) e quindi diretta a finanziare i servizi di illuminazione delle strade, di pubblica sicurezza e vigilanza, etc. Sono chiamati a pagare la tassa coloro che usufruiscono di tali servizi ovvero coloro che li hanno a disposizione. Deve quindi immaginarsi che alcune attività, o tipologie di immobili ovvero alcune destinazione di immobili (così come dice la legge), possono averne un maggiore beneficio rispetto ad altri e, per queste situazioni, il legislatore ha dato la facoltà al Comune di differenziare le aliquote. Chi ha maggiori e migliori servizi dovrebbe pagare di più. La differenziazione delle aliquote è quindi vista, dal legislatore, rispetto alla possibilità dei possessori od utilizzatori degli immobili di utilizzare i servizi indivisibili ovvero di avere servizi indivisibili in maggiore quantità rispetto ad altri. Ci si dovrebbe quindi aspettare che, nel determinare le aliquote, una amministrazione si muova nel senso di meglio comprendere quali zone del territorio comunale e quali oggetti e/o soggetti hanno la possibilità di usufruire di questi servizi indivisibili per poi modulare le aliquote in funzione del loro potenziale utilizzo. Di altro tenore sono invece le valutazioni che vengono fatte nei convegni dove si vuole equiparare l’incasso della Tasi con la minore entrata dell’IMU in conseguenza delle esenzioni introdotte dalla legge in particolare sull’abitazione principale. La Tasi, in realtà, ha una sola connessione diretta con l’IMU e corrisponde al limite imposto dal legislatore nella previsione di un’aliquota massima, data dalla somma dell’aliquota dell’IMU e di quella della Tasi. La combinazione, IMU (versione 2014) e TASI, dovrebbe invece rappresentare la leva tributaria/fiscale in mano al Comune attraverso la quale rendere maggiormente equa la tassazione in funzione delle caratteristiche che questi due tributi hanno (l’una patrimoniale e l’altra sui servizi). Le aliquote dovrebbero quindi essere determinate in funzione delle caratteristiche economiche del Comune stesso e variare da Comune a Comune. Questo è possibile solo se si ha la piena conoscenza delle informazioni del patrimonio immobiliare esistente sul territorio comunale e si hanno gli strumenti per trattare questi dati. Purtroppo però mi sembra che siamo in un momento di grande confusione come lo eravamo esattamente due anni fa quando fu istituita la nuova IMU. Ad inizio anno 2012 i Comuni stavano per approvare le aliquote IMU immaginando di ridurre l’aliquota base. Solo dal mese di febbraio si accorsero che, se lo avessero fatto, si sarebbero ritrovati meno soldi della ex ICI, e così è saltata qualsiasi ipotesi di equità. 

fabio lisi