mercoledì 8 luglio 2015

Nessuna garanzia per il Garante

Doveva succedere. Dopo mesi di tira e molla Davide Grassi, il Garante dei Diritti dei Detenuti, ha dato forfait a causa dell’impossibilità di compiere il suo lavoro. Nessun rimborso, nessun ufficio che garantisse la privacy, nessuna mail e nessuna carta intestata. Ora… chi si intende, anche in maniera spicciola, di informatica sa benissimo che assegnare una nuova casella di posta è un’operazione che necessita veramente di pochi minuti, dunque non sarà, ma… quello che sembra è proprio Mobbing. C’è poi un’accusa, piuttosto personale, che stride. Alla critica del Garante, rispetto all’impossibilità di operare secondo le prerogative del suo ruolo, l’Assessore Gloria Lisi risponde con un’insinuazione di lucro. Infatti, notoriamente, gli avvocati che fanno da Garanti ai diritti dei carcerati, togliendo ore al proprio lavoro, per clienti senza parcella, fanno soldi con la pala. E’ un’accusa stizzosa e cattiva, che tradisce lo stimolo di un nervo scoperto. Qual è? Proviamo a fare qualche ipotesi. Davide Grassi è stato una scelta inevitabile e largamente condivisa per competenza e contingenza. Questo non vuol dire che fosse anche gradito. L’infantilismo amministrativo Demokrat (che se non si gioca come dicono loro scappano con la palla in preda ad una crisi isterica) rende indigeste le figure autonome e Grassi autonomo lo è stato fin da subito. Difficilmente il PD poteva perdonargli la visita alla Casa Circondariale con Giulia Sarti che, in fin dei conti, era normale amministrazione. La questione dei Casetti era però intestata al Deputato “piuttost che nient” Arlotti (almeno nelle fantasie piddine). Scippo di titolo giornalistico: Peccato Mortale. I carcerati difficilmente votano e alla gente non interessa dei diritti dei reclusi. Infatti l’episodio non è rilevante tanto in sè, quanto per il fatto che diversi interessi ruotano attorno all’assistenza del carcerato. Per essere chiari stiamo parlando della Giovanni XXIII, che sicuramente opera in maniera legittima, ma sulla cui esclusività degli affidamenti, beh …. forse qualcuno potrebbe avere qualcosa da dire. Un Garante indipendente, adeguatamente fornito di strumenti, potrebbe cominciare a raccogliere istanze scomode. Questa chiaramente è un’ipotesi, ma l’Assessore in questione è proprio un rappresentante del mondo delle cooperative bianche (che le cronache ci dicono aver poco da invidiare alle rosse in quanto a fantasie gestionali). Gli ostacoli prima e l’attacco personale poi non danno proprio un bel messaggio. Sembra (e dico sembra) che Grassi fosse una scelta troppo congrua da avversare subito e si sia optato per logorare il rapporto poi, o perlomeno di non dargli nessuna possibilità operativa. Modalità del premiato poltronificio PD. Poco male. O meglio… male per il fatto di aver perso una figura che poteva distinguersi, bene per gli attestati di stima che paiono piovere da ogni dove sull’avvocato, ma non sull’Assessore. Segno che ormai la società civile è talmente satura di imposizioni da riconoscerle a colpo d’occhio, anche senza aver esperito l’argomento. I penosi tentativi di far sembrare gli altri meschini si ritorcono frequentemente contro gli ideatori. Rimane però poco consono che un’Assessore, rappresentante delle Istituzioni, con il potere che ne consegue, si diletti in attacchi di natura diffamatoria per aver mal sopportato una critica collettiva. Sarebbe forse la Lisi a doversi dimettere, ma non siamo così fortunati… bisogna aspettare maggio prossimo quando tutti insieme prenderanno armi, bagagli e cartelli da rotonda per andare a proporre trasporti rapidi costieri a chi non li conosce. Consiglierei il Congo Belga.
 P.S. “Chi caca sotto ‘a neve, pure si fa a buca e poi a copre, quanno la neve se scioje la merda viè sempre fori.” [Er Monnezza]  
@DadoCardone Citizen