martedì 29 settembre 2015

Centro per l'Impiego Volontari

La politica del fare di questo governo non ha pari. Il liberista Renzi è intenzionato a dare il suo imprinting anche nel Terzo Settore. Tanto per intenderci, vengono definiti "terzo settore", tutti quegli enti che operano in ambiti non riferibili al mercato del lavoro e che non appartengono a istituzioni pubbliche quali cooperative sociali, volontariato, ONLUS ecc... Con il DDL delega al governo per la riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale", che è approdato in esame al Senato, si vuole promuovere il ruolo "ECONOMICO" dell'impresa sociale, una dicotomia in termini che vuole coniugare sociale e business, che è sicuramente un modello di welfare simile a quello anglosassone e americano. Vorrei ricordare che la storia del volontariato e del cooperativismo italiano, è una realtà che da più di trenta'anni opera, e non ha nulla a che fare con altri fenomeni riconducibili in Europa. Sono loro che, gratuitamente o meno, hanno sostenuto quella " terra di mezzo" tra Stato e mercato, ma ora sembra che la lezione della " Compagnia delle Opere " di CL ( cordata tra profit e no profit) possa diventare un 'idea per regolamentare quel milione circa di lavoratori nel welfare e i circa 4 milioni e mezzo di volontari. Un'impresa epica, la definisce il quotidiano dei Vescovi l'Avvenire ma che a mio avviso racchiude nodi insidiosi non da poco. Come si può strutturare un welfare basato sempre più su prestazioni individuali anche monetizzate, con la coesione sociale che dovrebbe scaturire dall'operato delle associazioni del Terzo Settore? Una legge che offuschi l'aspetto del gratuito che si incentri tutto sull'impresa sociale che possa anche autofinanziarsi e possa produrre utili , come li userà, per ri-autofinanziarsi o per dividerseli a sua volta, cioè il profitto sarà mezzo o fine ? Detto in soldoni, come si può promuovere la generosità del donarsi con la logica del profitto che ridistribuisce utili? Siamo sempre lì, la logica renziana converge sempre verso un' ottica : innovazione = privatizzazione ! Il rischio aziendale in campo sociale porterà sicuramente alla strumentalizzazione dei soggetti che vi operano perché la cultura del gratuito non ha nulla a che vedere con logiche manageriali. Tutto ciò non farà che introdurre la competizione che porterà in collisione i vari tipi di volontariato. Un esempio fra tanti ci viene offerto dai CI. Vi. VO (civico-vicino-volontario) operanti dal 2011 nella provincia di Rimini, una attività di volontariato civico gratuito promossa dall'amministrazione comunale riminese. Un contenitore dove possono partecipare comitati, associazioni di volontariato e singole persone per affiancare il Comune nell'eliminazione del degrado urbano della città . Non è che per caso, sia nato proprio con l'intento suggerito dal ddl in questione? E che questa forma molto discussa di volontariato possa trasformarsi in cooperativa di servizio per produrre utili dove potrebbero entrare in scena soggetti terzi per offrire sevizi specifici alla città? Questa logica porterà, come ha sostenuto anche il Forum del terzo settore, alla nascita di un quarto settore dove si vorranno collocare tutte le persone di buona volontà che intendono il volontariato come forma gratuita di aiuto! Non sarebbe invece il caso, al di là di operare trasformazioni così radicali al mondo del volontariato, delle quali non si sa l'effetto, dare copertura finanziaria a quello già esistente?
 L'INNOMINATO!