martedì 29 novembre 2016

A Tutto

L'Assessore "a Tutto" del Comune di Rimini J.Sadegholvaad è nuovamente sul piede di guerra. I suoi nemici sono i bengalesi, quelli che vendono tutte quelle patacate che durano lo spazio di un mattino, oppure gestiscono minimarket così invisi a questa amministrazione molto amica invece dei grandi spazi commerciali e che nella sua testa danneggerebbero l'immagine di Rimini. Eppure art. 41 della Costituzione sotto attacco afferma che l'iniziativa economica privata è libera ed una Giunta ormai diciamo pure "liberale" e "liberista" come questa, e un partito liberale e liberista come il PD dovrebbero averlo tatuato sul braccio quell'articolo che è un mini manifesto del liberalismo, o no? Comunque questi ragazzi asiatici che lavorano sodo 16 ore e che hanno trovato qui la loro America come in tante altre città europee hanno già vinto un ricorso, quello contro il provvedimento assurdo, illogico, inspiegabile, illegittimo che ha impedito loro di vendere bevande refrigerate durante la scorsa estate. Ma alla luce di una pronuncia della C. Costituzionale di qualche giorno fa (che in realtà non c'entra nulla!), e di un D.Lgs recentissimo (che invece c'entra) l'assessore rilascia un comunicato stampa in cui in poche parole afferma che la sua guerra personale contro... il Bangladesh continua: non può vederli questi commercianti, un fatto "di pelle" o chissà. Ebbene nel citato decreto. pubblicato 2 gg fa sulla Gazzetta Ufficiale in breve si conferiscono poteri ai comuni di individuare zone in cui normare il commercio. Zone "particolari", sotto qualche profilo, archeologico, paesaggistico etc. Egli afferma che stanno studiando la normativa, per tornare, guerra contro i poveri, tornare all'attacco di queste esemplari famigliole bengalesi con 3-4 figli a carico in nome della "tipicità" del commercio a Rimini. Ma se hanno fatto chiudere eliminando tutti i parcheggi le più blasonate attività storiche riminesi, dico Cappelli, dico La Moderna, dico la Dimar e in passato lontano ormai Pollini, Rossi recentemente e a breve lo dico col magone perché la mia famiglia ivi si veste i piedi da generazioni come chi mi conosce ben sa "Gori" Corso d'Augusto etc.etc.etc.?? Dove sta tutto questo amore per la "tipicità", è a intermittenza, è selettivo?? E un esercizio di tappetti persiani è "tipico" ovvero tipico è un esercizio artigianale di stampa romagnola a ruggine per fare un esempio?? L'assessore perderà anche questa battaglia della sua guerra perché l'art. del D.Lgs che riporto in calce è teso a tutelare i monumenti dai pataccari spesso senza licenza poi che vi si mettono vicino come vediamo a Roma ex., quel genere di tutela e mai una zona come Borgo Marina potrà essere definita di "particolare interesse" archeologico, ambientale" etc., così come il Lungomare Vespucci, così come tutto il centro storico nel suo insieme ma come dire autorizzare uno a vendere la porchetta sotto l'arco - quello scongiura la norma che si intenderebbe utilizzare! E principalmente le licenze troppo facili nei pressi dei grandi monumenti nazionali Colosseo, Firenze, Venezia, Torre di Pisa etc. (poi questione nota, dibattuta già 20 anni fa a Firenze senza ottenere mi pare risultati) probabilmente anche perché in contrasto con l'articolo della Costituzione citato in apertura. E anzi, forse il recente spostamento del mercato che ha piazzato ambulanti nei pressi di Arco e Anfiteatro vìola tale norma, dunque!? Il passo estrapolato dal D.Lgs. SCIA 2 ognuno può giudicare da sè:"Per le finalità indicate dall'articolo 52 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il comune, d'intesa con la regione, sentito il competente soprintendente del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, può adottare deliberazioni volte a delimitare, sentite le associazioni di categoria, zone o aree aventi particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui è vietato o subordinato ad autorizzazione rilasciata ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, l'esercizio di una o più attività di cui al presente decreto, individuate con riferimento al tipo o alla categoria merceologica, in quanto non compatibile con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale".
 S.A.