venerdì 25 novembre 2016

Silenzio

Oltre una settimana fa un noto e importante quotidiano nazionale, riportava la notizia di una scoperta archeologica a Bologna presso Porta San Donato in occasione dello scavo in un cantiere edile, definendolo “un tesoro”. In realtà si trattava di tre sepolture (peraltro solo due in buone condizioni), databili alla seconda metà del I secolo dopo Cristo, con il loro corredo funerario, e di una strada sterrata, riconoscibile per i solchi delle ruote lasciati dal passaggio dei carri. La scoperta del sito archeologico nell’area dell’ex Palazzo dei Congressi, che sembra essere di maggiore rilevanza trattandosi di una necropoli di età imperiale e di un villaggio pre-romano, non ha avuto sì tanto onore delle cronache. L’evento è stato accennato nei soliti quotidiani locali senza particolare enfasi, seguito da denunce di presunti occultamenti per poi sparire completamente nell’oblio. Neppure la macchina propagandistica sindacale, sempre attenta a cavalcare fatti del genere, si è interessata al caso forse perché distante dal concetto di romanità cittadina che ci ha più volte mostrato. Non è lontano il tempo dei ritrovamenti archeologici al di sotto del teatro Galli, e dei periodici aggiornamenti a mezzo stampa a reti unificate, con belle foto di gruppo, in cui s’informava della loro fruibilità futura. Ma qui non va così; pare che nessuno chieda conto di cosa si sia realmente trovato, di cosa ciò comporterà, di cosa si farà dei ritrovamenti e se essi siano importanti o meno, specialmente da parte di chi opera nel campo della cultura cittadina. Oppure, se qualcosa è in atto, è avvolto dal silenzio più assoluto. E’ opinione diffusa tra le persone che hanno a cuore la storia riminese e di quel poco che resta, che tutto finirà interrato e di quel sito rimarrà alla memoria dei posteri solo la pesante cementificazione. Non è certo pessimismo, ma la rassegnazione data dal ripetersi di tante situazioni analoghe dal dopoguerra ad oggi, perpetrate nell’indifferenza collettiva. L’anfiteatro ne è l’odierna stridente prova. 

S. De Vita