martedì 8 novembre 2016

In Risposta

Gentilissimo signor Vergone,
In merito alla sua lettera apparsa su un quotidiano (presumo La Voce ma non ho avuto il “piacere” di leggerlo direttamente se non riportato dalla rete) e su altri siti in rete mi permetto di risponderle in qualità di musicista riminese prima che amico dell’artista in questione (Paolo “Sgallo” Sgallini) In quanto musicista dissento dalla sua visione del mondo “musicale” fatto di talent show e di cover band “amatoriali” So che le sembrerà una cosa del tutto nuova ma anche la musica può essere un lavoro. Ecco spiegato il semplice motivo per cui Paolo non ha bisogno di un lavoro, semplicemente perchè un lavoro ce l’ha già. Ora la sua visione molto ristretta dell’ambiente musicale, che frequento da sempre e che è il mio lavoro principale, non le permette di guardare un pò più in là. Paolo Sgallini oltre a suonare in piazza Tre Martiri come artista di strada viene chiamato da numerosi festival e comuni in giro per l’Italia, l’Europa e, ahimè per lei, in tutto il mondo (Russia, Messico). Praticare il lavoro di musicista può comprendere tanti aspetti, dall’insegnamento ai concerti nei teatri, dal suonare ai festival “buskers” a suonare nella piazza della propria città con un regolare permesso rilasciato dal comune in questione. Non voglio scendere troppo nel dettaglio personale in quanto collega e amico di Sgallo. Secondo me (che rappresento la GGENTE come dice lei...) un artista di strada si fa giudicare solo dal pubblico e quindi ben vengano altri artisti che però rispettino le regole (per quanto come spesso accade anche le nostre regole comunali sono interpretate spesso ad personam). Sgallo può piacere o non piacere ma sicuramente è una persona (e un artista) corretto che svolge il suo LAVORO seguendo tutte le regole che i comuni dove si esibisce gli impongono. Se la sua musica, la sua voce, la sua chitarra, la sua batteria sono piacevoli allora porterà a casa un buon cappello altrimenti tornerà con poche monete...questa è l’arte di strada. Sì signor Vergone si può anche vivere di musica senza avere un lavoro SERIO (come ci fa ben capire lei); d’altronde noi musicisti siamo abituati al fatto che ci chiedano che lavoro facciamo oltre a suonare (o eventualmente insegnare) come se questo non fosse ritenuto serio. Per chiudere ritengo anacronistico non il guadagnarsi da vivere suonando per strada ma il suo pensiero. D’altronde la frase “...con tutta la simpatia per Sgallini...” suona un pò troppo simile a “...io non sono razzista però...”. Conosco Paolo da tanti anni e potrei raccontarle mille aneddoti o mille motivi per cui oggi fa questo LAVORO con sudore, fatica e tanta passione ma non sono sicuro che lei abbia la pazienza di ascoltarli e forse non ne varrebbe la pena Con rispetto e stima 
 Fabrizio Flisi