mercoledì 9 novembre 2016

E la luce fu

In fondo, anche un regime democratico basato sull'alternanza di lobby elitarie, è preferibile al "Saṃsāra" di un solo gruppo di potere che si rinnova per cooptazione. Questo è quanto sostenuto nella premessa all'edizione del 1984, del saggio "Il futuro della democrazia". Se con una carta carbone, si potesse ricalcare lo stato dell'arte della politica riminese, saremmo precipitati proprio nella peggiore delle situazioni "democratiche", con l'aggiunta di una mutazione esiziale. Che Rimini, dal dopoguerra ad oggi, sia governata da una stessa cabina di regia che si perpetua per vassallaggio, è cosa nota. Alle ultime elezioni amministrative però, i cittadini hanno assistito ad una variante di questa monotona reincarnazione. A sostegno del Partito Democratico (già Margherita, già Partito Popolare, già Democrazia Cristiana con un vezzo di PCI), si è schierata la Lista "Patto Civico" che non solo ha permesso al Sindaco uscente Gnassi di evitare un insidiosissimo ballottaggio, ma ne ha addirittura rafforzata la leadership, svincolandolo dalle correnti interne al PD. Analizzando i risultati elettorali per quartieri, questo ha permesso di puntellare una vittoria che nelle ultime tornate politiche, si concretizzava nei quartieri popolari "al di là" della statale adriatrica. Tanto Miramare quanto Viserbella/Torre Pedrera, sono state territori di conquista per "Patto Civico" che ha lanciato la volata di Gnassi verso la riconferma a Palazzo Garampi. Parrebbe quasi che si siano ricostituiti i quartieri, ma questa volta senza un'unica condivisione politica. Abbiamo assistito da una garbata guerra civile a cui alcuni quartieri non sapevano neppure di partecipare... e di soccombere. In effetti è stato come l'ultimo atto di una perniciosa involuzione dalla politica interessata, al mero interesse particolare, con buona pace di chi non è riuscito a collocare almeno un pedone tra gli scranni di questa "Corporation" domiciliata in Via Emilia, 155. 

Montalbano
P.S: "Sono tutte situazioni per cui non si può parlare propriamente di degenerazione della democrazia, ma si deve parlare piuttosto del naturale adattamento dei principi astratti alla realtà o della inevitabile contaminazione della teoria quando è costretta a sottomettersi alle esigenze della pratica. Tutte, tranne una: la sopravvivenza (e la robusta consistenza) di un potere invisibile, come accade nel nostro paese, accanto, o sotto o addirittura sopra il potere visibile.  Da "Il futuro della democrazia" Norberto Bobbio 1984