Risposta: classificare l'aggettivo civico nell'indice delle colpe antiche, mi
sembra alquanto improprio, così come nel suo stesso sostantivo, civismo .
Entrambi i termini ci richiamano all'edificio del cittadino,, ovvero alla
parte concernente lo Stato, ad essere ente sensibile e attento ai bisogni
della Comunità, in seno a moralità, etica, educazione e via discorrendo.
Nel momento stesso in cui dubiti sul senso dei termini, dubiti anche dello Stato e quindi dell'intero istituto collettivo che permea attorno al cittadino stesso.
Non trovando necessità di un battesimo, e demolita la stessa colpa antica,
ritorniamo ancora una volta a disquisire sulle idee, così spesso confuse da una disattenta
visione sulla storia recente, che rapidamente, dimentichiamo.
Le analogie presentate nell'articolo "Poche idee, ma non confuse", sono parte di una storia
già letta e riletta, ma necessaria allo sviluppo di ciò che oggi condensiamo in slogan quali: onestà, etica, trasparenza.
Non esiste cittadino al mondo che non aspiri a vivere in un paese capace
di edificarsi su questi valori, ma altra cosa è arrivarci o almeno, tendere
al possibile e all'auspicabile. Le stesse analogie riportate quasi fossero un elenco delle disgrazie,
invece di un male etnico ben conosciuto e mai curato, mi riportano alla memoria alcuni
luoghi comuni del nostro passato recente, quello tipico della piazza o dell'osteria,
dove si passavano serate intere propinando la frase tombale "Ai fòs me!..." (Ci fossi io!...). Questa stessa locuzione, ve la potrei citare in altre decine di idiomi dialettali, tanto è stato in voga quel
pensiero, o meglio, quel civismo. Negli anni in cui quel pensiero collettivo
prendeva forma, chi amministrava e chi governava, proveniva fondamentalmente da
due scuole di pensiero e di cultura: quello clericale e quello comunista
(dire di sinistra...ha poco senso). Indubbiamente, erano e sono scuole di formazione
di alto livello, ma che ben poco hanno conciliato con il popolo, se non a diffondere
clientelismo, raccomandazioni e malaffare. Oggi, siamo semplicemente alla seconda
metamorfosi di pensiero che va consolidandosi con i vari - Ai fòs me! -. Nessuno escluso,
anche nei partiti secolari, e quindi non solo nei movimenti civici, vi è una diffusione
ed un imprinting di questo nuovo civismo , di questa nuova sensiblità etica e morale.
Stiamo vivendo un passaggio di consegne, o forse meglio stiamo subendo un passaggio generazionale,
dove i vecchi non mollano ed i giovani devono pagare in saggezza. Non cerco una verità in questa
sintesi di storia degli usi e dei costumi, ma certamente un savio non pretenderà
mai di ripirstinare Roma in 6 mesi, e neppure in 6 anni, ma un cambio di marcia
in avanti o indietro che sia, è necessario quanto propedeutico. La differenza fra
un prima ed un dopo, fra una laurea ed una licenza media, fra un consigliere regionale
ed un europarlamentare, la fanno l'esperienza, l'audacia, la saggezza, il rigore,
la costanza; solo il libero arbitrio decreta se queste virtù saranno da investire
sulla sponda del "bene" o su quella del "male".
Ernesto Reali