martedì 6 dicembre 2016

In Difesa della Costituzione

Voglio pensare che tutti i commenti post voto, che sto leggendo e sentendo, siano dovuti ad uno stato di shock passeggero. Al di là di molti distinguo, addirittura offensivi, sulla capacità di intendere e di volere di chi ha votato NO. Sono tutti occupati, chi a mettere il cappello sulla vittoria del NO, chi a cercare di capire se ha perso in maniera più o meno netta, chi cerca di consolarsi pensando che una sconfitta per soli 150 voti assomigli più ad una vittoria. Chi sosteneva il SI si sta stracciando le vesti perché quelli del NO avrebbero consegnato il Paese nelle mani dei Grillo, dei Salvini, della Destra o della Sinistra. Ma cosa deve ancora succedere per fare capire il contesto in cui si è andati a votare? Quante attività devono ancora chiudere? Quanti voucher devono ancora vendere i tabaccai per gonfiare il numero degli occupati ? Quanto ci vuole a capire che i cittadini con questo voto hanno espresso, al di là dell’ analisi nel merito della Riforma, il loro disagio. Hanno difeso la Costituzione, identificandola come l’ultimo fortino dietro al quale arroccarsi. Tra i milioni di persone che hanno scelto di votare NO c’è una grandissima percentuale che non ha avuto paura degli scenari economici che venivano prospettati, perché per loro il peggio è oggi. Un dato su tutti. All’inizio della crisi dieci ricchissimi detenevano la ricchezza di 3.500.000 italiani, oggi gli stessi dieci detengono la ricchezza di 7.000.000 di italiani. Il problema vero è questo, non sta tanto nella ricchezza assoluta, ma nella sua redistribuzione e nella distribuzione dei diritti. Le folli politiche socio-economiche perpetrate dai governi e dei politici che si sono succeduti, di cui Renzi, presentatosi come il Rottamatore, si è rilevato essere il più forte “Saldatore”, hanno eventualmente consegnato l’ Italia alle correnti populiste. I giovani disoccupati, i dipendenti, le casalinghe, gli esodati, gli studenti senza speranza nel futuro hanno voluto dare un segnale fortissimo di questo disagio. Un disagio che un Premier e la sua pletora, fortemente “scollegati” da quello che è il paese reale e le sue reali necessità, non hanno saputo o peggio ancora voluto percepire e che anzi hanno contribuito ad acuire con “le buone leggi” (dalla Buona Scuola al Jobs Act, ecc), Cos’ altro ci vuole per capire che la politica di questo si deve occupare, che il problema non sta nella Costituzione, che prevede già di suo nei suoi principi fondamentali che occorre occuparsi di lavoro (art. 1), dei diritti, della solidarietà economica e sociale (art. 2), di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la pari dignità (art.3), diritto al lavoro (art. 4), sviluppo della cultura e della ricerca (art. 9). La Costituzione non è l'ostacolo, è la traccia per il prossimo programma e la sua applicazione o meno deciderà il futuro dei prossimi governi. Un commento tra i tanti che ho letto voglio riportare.. “E il prossimo che vorrà toccare la Costituzione, che cominci dall’art. 81 e dal pareggio di bilancio” (inserito con modifica costituzionale approvata in soli 6 mesi e votato da maggioranza ed opposizione)
 ZioTom