venerdì 30 dicembre 2016

Il Sol Dell'Avvenire

Credo che una forza politica debba parlarci del domani. Debba essere capace di raccontarci cosa vuole fare, cosa sogni, cosa speri e da quale "causa" prenda forma e origine. Una volta quel futuro veniva chiamato convenzionalmente, definito, "sol dell'avvenire". A prescindere dal concetto di giusto o sbagliato la meta da raggiungere era spostata nel futuro, comune e condivisa. Nel domani, quello di figli e nipoti per i quali si lavorava e militava. E mi si permetta si risparmiava. Adesso invece si posta e descrive il passato, non si spera e progetta il futuro. Quando va bene l'oggi. Si tira a campare! Una cronologia già stantia di cosa è accaduto è il diversivo che tedia il racconto. Nessuna dunque possibilità di proiezione, di avanguardia\e. Nessun coraggio di "salti nel buio" senza reti o paracaduti personali. Solo statisti della gestione del presente, da amministrazione ordinaria di condominio, tritati come si dovesse conquistare una vetta in Vietnam...dall'Assemblea riunita una volta all'anno. Una politica vietnamizzata: arrecare il maggior danno, la maggiore distruzione... poi lasciare il campo. Invece occorrerebbe ribaltare il tavolo. Dire basta! Modificare tutto, rinnovare davvero la classe dirigente, smettere le liturgie stantie in quanto finte per tornare a ragionamenti veri... nessuno vince se uno solo mantiene un ruolo perché domani lo perderà e quel domani non solo è vicino, ma è oggi!! Occorre tornare a parlarsi senza timori o paure, occorre rimettere dove debbono essere i paletti fra ciò che si è. Fra quello che si crede; come si vuole raggiungere i propri scopi, con quali strumenti e modalità. Chi si dice e dichiara appartenere ad una parte faccia quello che chiede la propria parte. Si dichiari, si sacrifichi! Il potere non può e deve essere l'obbiettivo. E così cesserebbero le pratiche trasformiste, i bracci di ferro interni e le smorfie di sofferenza. I partiti si determinino ad avere un programma ed un sistema etico. Non ci sarebbe bisogno della magistratura per capire che alcune condotte non sono permesse e permettibili...Parliamo di cosa vorremmo essere non di cosa siamo stati. Occorre rimettere l'uomo al centro dell'universo e non ridurlo a mero consumatore o a soggetto necessario del processo produttivo. Capire sostanzialmente come l'unico bene supremo che possediamo è il tempo non l'ultimo modello di smartphone o auto. Ne guadagneremmo tutti. Da zombi congeniali alla fase produttiva o salme fredde e tinche studiate a tavolino per essere trasformati in perfetti consumatori e all'uopo soggetti a radiazioni continue di pubblicità, diventeremmo nuovamente soggetti politici consapevoli che si debba affrontare il futuro e capaci a credere che non ci aspetti solo una copertura di legno e piombo e metri di terra sopra il nostro simulacro. Essere cadaveri in vita è la maledizione più grande che possa capitare a chi esiste...Io non credo che chi non si è fatto mettere in un parcheggio all'Università si voglia far parcheggiare da quattro notabili falliti nella vita. Del resto anche Dio è risorto. 
N.B. chissà se gli elettori di Pigi erano a conoscenza che punto fondante il suo programma fosse il job act. A me è sfuggito chi mi suggerire dove leggerlo?
Roberto Urbinati