"[...] La perdita di posti di lavoro derivante dalla chiusura del commercio al dettaglio non è compensata dalle assunzioni nella grande distribuzione ... che tendono a privilegiare delle forme di occupazione di tipo precario, con meccanismi che provocano una perdita progressiva di diritti da parte dei lavoratori" (Sergio Brasini, Docente di Statistica Econmica, Unibo, una settimana fa nel corso di un dibattito pubblico su Rimini).
Ogni tanto l'assessore alla p.m. Jamil Sadegholvaad dà notizie di sè, nel caso "si è fatto vivo" il giorno del Patrono con un comunicato stampa in cui rende edotti i media locali che ha provveduto ad inviare agenti di pm a fare le pulci ai soliti minimarket che non ne vogliono sapere di chiudere. Tuttavia, nonostante il costante fiato sul collo di questa amministrazione amica della GDO e nemica di qualsiasi attività di commercio che si svolga al di fuori dei grandi spazi commerciali ove 100 lavorano e uno si arricchisce; nemica specie se il commerciante vende generi alimentari. Chiedo: oggi come oggi a Rimini, in Romagna, in Emilia Romagna, capitale della grande distribuzione se voi volete comprare diciamo 2 bottiglione grandi come otri di cola diet per ammazzarsi con additivi edulcoranti dietetici le-ta-li molto più del glucosio, piuttosto che un whisky tarocco da 5 euro per spappolarvi il fegato, piuttosto che finti succhi di frutta dove la frutta è per lo più rappresentata sulla confezione e raramente nella bevanda o in quantità omeopatiche dove andate? Ed in effetti a fare concorrenza alla grande distribuzione emiliana che ha colonizzato Rimini non sono rimasti che i minimarket gestiti da bengalesi. Minimarket un vocabolo che nei piani alti delle cattedrali del cibo spazzatura fa tremar le vene ai polsi o almeno fa venire l'orticaria solo a sentirlo. Pertanto per farla breve l'autentica persecuzione contro i minimarket che retorica chiama oggi anche "negozi di vicinato", per non dover dire "negozi" tout court, un termine che nella testa di questi signori dovrebbe scomparire dal nostro lessico è ormai evidente ai miei occhi che utilizza il pretesto "vendita alcool ai minori" per stabilire la nuova legge e mostrare a chi sa leggere tra le righe ed è attento a questi segnali di essere a servizio dei padroni della città che l'assessore fa il suo dovere, che tutta l'amministrazione fa il proprio dovere, ognuno secondo le proprie competenze per far sparire qualsiasi "negozio" che noi sia lì dove deve essere, dove tutto si vende e giammai vedrete un vigile a controllare che non si venda alcol ai minori perché piccolo=cattivone che vende alcool ai bimbi, maxi market=virtuoso nemmeno andare a controllare tutto ok lì. Mentre a Tokio, per fare solo un esempio di città certo non arretrata, i negozi stanno aperti tutta la notte e i negozietti sono valorizzati. In Emilia e Toscana, regioni riferimento per la grande distribuzione dove due colossi spadroneggiano e flirtano con la politica si perseguita con scuse varie il commercio tradizionale, che sia forse...mettersi a vender tappeti il futuro del commercio a Rimini per non incorrere nei tonton macoutes di Jamil??
M. A.