domenica 22 ottobre 2017

Un Tricheco

Probabilmente si fosse chiamato "bar calcestruzzo", "bar cemento armato", "bar pilone" si sarebbe salvato, ma tricheco no, non aveva speranze: del resto questa Amministrazione non ha mai mostrato interesse particolare verso temi ecologisti. Eppure gli attuali gestori dedicarono proprio a questo splendido animale dal peso di quasi due tonnellate volgarmente conosciuto come "Tricheco"(Odobenus rosmarus, Linnaeus 1758) il nome della propria attività proprio in chiave ecologista, considerata la caccia nei decenni e nei secoli passati che ne ha ridotto drasticamente il numero tanto da essere specie protetta in Atlantico, ma non sarà certo il pretesto di un nome ecologista a fermare questa amministrazione che sembra avere in odio la gente comune che poi è quella che paga i loro stipendi, paga il teatro, paga la rocca, paga tutto. Un animale, ma pensate un po'!, un animale che se la gioca con l'orso per quanto esso èfforte effiero! Questo per introdurre il tema del post: la chiusura "d'imperio" di questo straordinario e guardate non esagero, eccezionale e che a me ricordava certi passi di Stefano Benni, piccolo baretto ai confini del centro storico per opera del Comune che ne ritira la concessione visto che giace su suolo pubblico e ne ordina la distruzione per ragioni sostanzialmente incomprensibili, perché si parla dei lavori alla Rocca ma questo minuscolo, umile baretto sta dall'altro lato della strada, dunque, cosa c'entra? Mistero! C'entra forse il fatto che stava per subentrare un'attività di commercio di un grande gruppo internazionale? Non si sa. C'entra che insisteva sui bastioni? Ma allora c'è un edificio di sei piani a fianco che vi insiste, la Sovrintendenza da par suo ne dovrebbe ordinare la distruzione!? Eppure questo piccolo bar che forse esce dai canoni estetici del gnassismo con i suoi infissi anni '80 in nero, e arredi modesti è fortemente identitario: ma allora vogliamo chiudere tutto quello che non richiama il mondo che ormai è il mondo di riferimento del nostro sindaco il quale, pur di modeste origini, ora si divide fra una settimana bianca ad Aspen, un colloquio mordi e fuggi col Ministro, il Presidente, il Presidente della Banca mondiale, un'audizione presso il Consiglio di sicurezza dell'Onu, l'inaugurazione di una mostra a New York, 15 giorni a ricaricare le pile a Cortina o Corvara ospite... degli Agnelli, chissà?? Ecchiaro che non gliene fotte una cippa oramai della gente comune e in nome dell'Arte (almeno in apparenza) e della Cultura è forte con i deboli e debole con i forti e con Eugenio Scalfari afferma, sembrerebbe, che i "i poveri come gli animali hanno solo bisogni primari". Scompare con il mitico Bar Tricheco, dove pensate sono passati personaggi del calibro di Lucio Dalla, De André, Alberto Sordi, Mina e Gianni Minà, un pezzo della Rimini anni '80-'2000 senza apparenti ragioni come detto forse per puro furore iconoclasta di eliminare tutto ciò che non è in linea con i canoni estetici di quello che possiamo chiamare oggi tranquillamente con neologismo "Gnassismo": il sindaco che fa il mecenate, co' sordi nostri però, non avendo, per ora almeno, i quattrini di... una Peggy Guggenheim, per dire! 
nemo pascale