sabato 21 ottobre 2017

Ovvio

Afferma l'ovvio Giovanni Indino di Confcommercio quando lamentasi insoddisfatto come ha fatto ieri del servizio raccolta rifiuti in capo a Hera spa: "come mangiare un panino e pagarlo 40 euro" riferendosi ai costi e alla qualità del servizio. Ma questo per me è anche legato a uno dei punti su cui si sofferma l'Anticorruzione nella relazione del giugno scorso su Herambiente (Si veda il paragrafo 5.8: Il contrasto con la normativa vigente di affidamento diretto a cooperative sociali ex art. 5 l. 381/91 di servizi rientranti nel novero dei servizi pubblici, rivolti a soddisfare le esigenze dell'utenza cittadina e non quelle dell'affidante...). Dunque tutte queste tiratine d'orecchie che ci vengono sia dall'assessore Montini, sia da Hera stessa, che non saremmo esattamente svizzeri come loro vorrebbero per il "conferimento" (perché "portare" sembrava termine troppo semplice), conferimento dei rifiuti nei cassonetti (per quelli non è stata ancora trovata parola più nobile, che li nobiliti e valorizzi monetariamente chi te li svuota, si chiamano ancora cassonetti) nella realtà dipingono un quadro... diciamo "destituito di ogni fondamento": è il servizio ad essere caro e scadente come osserva Indino. Quando si vedono cassonetti stracolmi, sia la Montini sia Hera, puntano il dito contro i riminesi sporcaccioni; ma nella realtà io il dito lo punterei contro Hera e contro chi ha in affidamento da Hera la raccolta, per quello che si vede. E cosa so io se un cassonetto è pieno perché come dicono loro i riminesi sarebbero sciatti oppure perché non li svuotano a sufficienza o lo fanno male etc.!? E accennando appena per allargare l'analisi o, mio parere, noi siamo al capolinea rispetto alla questione rifiuti e che occorrerebbe qualcosa tipo Stati Generali sulla questione a livello italiano diciamo così, perché ormai sia come massa sia volume quello che porti a casa finisce in gran parte nei rifiuti e questo impone una riflessione e rammento es. i primi spettacoli del dottore Grillo quando si avvicinava a tematiche ecologiste per prendere poi la strada della politica e mostrava esempio che in Isvizzera non cambiano tutto lo spazzolino da denti, ma solo la spazzola all'estremità. E se come massa di quello che porti a casa di spesa la maggior parte finisce nei rifiuti è ovvio che ci sia qualcosa che non torna e che sia cresciuto un mercato spropositato attorno al packaging che fattura quanto quello delle merci ormai a occhio e croce. Tra altre questioni di cui occorrerebbe discutere e dire infine "alt", siamo al terminal, quello che contiene le merci, assommato il prima (impacchettamento) e il dopo (smaltimento) costa oggi più delle merci stesse. E per quanto riguarda il business del riciclo legato non solo al packaging ma anche e soprattutto all'usa e getta e al fenomeno della brevissima vita dei prodotti non alimentari non è un caso esempio che l'acciaio oggi sia riciclato per la quasi totalità e che convenga attingere a quell'acciaio riciclato a chi ne utilizza, poi il vetro, e recentemente anche capi di vestiario usati che sembrano interessare non più gli stracciari o istituzioni caritatevoli come in passato ma questi grandi gruppi legati a raccolta rifiuti etc. Metti che si affina ulteriormente la scienza dei rifiuti, che decresce ulteriormente il costo della forza lavoro, che martellano sempre più col mantra del riciclo che converrebbe a Noi e non a Loro e diventiamo tutti bravissimi a separare e fornir loro rifiuti già vendibili, ebbene un Domani avverrà che dovranno pagarteli i rifiuti piuttosto che farsi pagare per ritirarli, a rigor di logica. 

A.S.