giovedì 5 ottobre 2017

Interessante

E' molto interessante il dibattito che sembra stia maturando a Rimini "meglio tardi che mai" intorno al tema del progressivo depauperamento del tessuto commerciale al quale finalmente s'interessano esperti, togliendolo in tal modo dall'egemonia della politica che come sappiamo e vediamo per caso o per scelta è stata spettatrice quando non causa di detto depauperamento. C'è tuttavia un aspetto che viene tralasciato, quasi sempre non soltanto qui, quando si dibatte di queste tematiche che definisco "spinose" in quanto toccano grossi interessi. Per andare a rompere le uova nel paniere a grossi interessi ci vogliono grosse sfere, spalle larghe, e una buona dose di quello che dicesi "idealismo" avendo come faro il Bene Comune. Questo aspetto assente lo dico subito ed è che il commercio come poi tutti possono fare esperienza di ciò NON si esaurisce con quello che si pratica nei centri storici (e non lo dico perché metti ho un frutta e verdura... ti' padòl), nei rioni, nei borghi ma innerva tipicamente tutte le zone abitate, incluse le periferie più remote. Le vetrine non hanno chiuso soltanto in Centro ma anche e forse ancor più in periferia, con l'avvento dei centri commerciali; questo aspetto è molto importante e non viene mai preso in considerazione. Una rigenerazione dello status ante quem, diciamo così, ossia quando la città brulicava di piccole imprese, non può limitarsi al centro storico che mi pare sia sempre additato come unica parte lesa. Quindi: mettere nel dibattito anche le periferie. Un altro errore in cui spesso s'incorre (mio parere) parlando di queste tematiche è credere la "riqualificazione", intesa come arredo urbano etc., sia la panacea per risolvere la crisi del commercio e questo non è affatto vero. Rammento una città, Rimini, spoglia di arredi, "spartana", come si dice, ma piena così di attività e persone. Quindi a mio parere "riqualificazione", "rigenerazione" etc. sono vocaboli molto politichesi che sovente sono utilizzati pretestuosamente per mostrare che si sta facendo qualcosa nella direzione di rivitalizzare il piccolo commercio. Mentre si concede di aprire un Centro Commerciale di 10.000 mq con parcheggi gratuiti a due passi dal centro che peraltro, esempio, attenzione, quando s'insedia mai soggiace alle varie foglie di fico anti-inquinamento (domeniche ecologiche etc:) ma ne è sempre fuori per collocazione e nessun amministratore sarà mai così coraggioso e illuminato a meno che non voglia concludere la propria carriera, di includere la zona di un centro commerciale fra quelle delle domeniche anti smog (euro 3, euro e tutte queste cazzate che ci vendono come bibbia). E se elimino parcheggi, costruisco una città-deserto ove puoi solo transitare ma mai fermarti "da... a..." e be' alla fine ci sarà un posto, un'oasi in questo deserto di rotonde e rettifili senza stalli auto dove finalmente fermarsi, dove finiscono tutte le rotonde, pieno di parcheggi gratuiti... quindi meditate gente, meditate. E al limite, al limite non m'importa una cippa di avere le strade del centro... "lastricare con pietra del tipo c.d. 'alberese'" quando ormai tutti hanno chiuso per i motivi sopraddetti, o no!? Quindi riqualificazione=fumo negli occhi: fai una città-museo ma il portafogli fosse solo per comprare 1 etto di mortadella, lo tiri fuori altrove! E ne hanno discusso avant'ieri due luminari come il grandissimo Prof. Gardini studioso chiarissimo di area economica a margine di un dibattito sul turismo riminese che ha toccato questi temi e l'altrettanto lume Prof. Brasini, ambedue con decine di pubblicazioni monografiche o articoli di rivista su tematiche economiche. Quindi non stiamo parlando dell'opinione del primo che passa "dài vieni dentro, sai parlare in pubblico, le vuoi dire due parole su Rimini, c'è il buffet dopo!?". Ovvero dello studentello che sta preparando la tesina su... "Rimini e Miami: due modelli turistici a confronto" o della Casalinga di Voghera che esordisce con un "piove governo ladro" ma di due docenti ordinari di economia di formazione liberal con due maroni così e che hanno detto le profetiche parole che riporto di seguito e su cui invito a meditare e che spero siano l'inizio, il punto fermo, la pietra miliare di un dibattito cittadino che prenda finalmente di petto questi problemi anche se trattasi di cose ben note a tutti (in foto il Centro primi 70's). 
PS
"In Italia dal 2007 al 2016 sono morte circa 90 mila imprese... e la perdita di posti di lavoro derivante dalla chiusura del commercio al dettaglio non è compensata dalle assunzioni nella grande distribuzione...", che privilegia "forme di occupazione di tipo precario, con meccanismi che provocano una perdita progressiva di diritti da parte dei lavoratori... [attenzione qui] non intervenire porterà anche ad un inasprirsi delle tensioni sociali [...]".
 S.A.