lunedì 16 ottobre 2017

Vittime

"Vittime di un sistema che le vuole oggetto di consumo": con queste parole la consigliera regionale N. Rossi si riferisce alle prostitute sentendosi motivata, legittimata e chissà investita, unica fra i pd, a commentare nero su bianco il discorso di S.E.R. Lambiasi nell'occasione della festività del Patrono, che incentrandosi sulla figura di don Benzi giocoforza si sofferma particolarmente sul fenomeno prostituzione. Non è mia abitudine commentare i commenti quindi avrei preferito commentare soltanto il discorso del Vescovo piuttosto che il commento di Rossi, ma in questo caso detto commento offre interessantissimi spunti di riflessione. Anche trascurando il fatto che politicanti laici, non-credenti, con un retroterra culturale e ideologico come si direbbe "materialista", con un retroterra emiliano-romagnolo anticlericale, prendano come faro figure cattoliche, un mondo con il quale sono in disaccordo su temi cruciali e dirimenti quali aborto, eutanasia, gay, adozioni, procreazione per esempio e che dovrebbero separarli politicamente... ed invece. Trascurando questo aspetto che ora partiti politici laici non avendo più figure di riferimento si appoggino sempre più o al Papa o nel caso addirittura al Vescovo diventato Auctoritas non soltanto per il cattolici ma anche per gli ex comunisti che altro evidentemente non hanno da proporre come riferimenti ideologici o culturali, ossia nebbia totale, c'è una differenza abissale e sostanziale tra la visione del mondo cattolico e quella che propone la Rossi sintetizzata mirabilmente nelle sue parole riportate in apertura e che è esattamente la visione che ha il mondo... "neo-femminista" che è il milieu di riferimento della Rossi ossia: "m'interesso del fenomeno prostituzione non tanto per le prostitute stesse per le quali non provo alcuna compassione ma esclusivamente perché la loro condotta squalifica tutte noi donne"; ed è tutto chiaramente esplicito nelle parole della Rossi: "un sistema che le vuole oggetto di consumo", quindi si critica il fenomeno come si criticano le tette in copertina, stesse ragioni, né più né meno. Pertanto differenza abissale fra la visione di Don Benzi che intendeva "salvare" nella tradizione banale diciamo cattolica "le poverine" dall'abisso del Peccato, concetto assolutamente estraneo alla cultura laica della Rossi evidentissimamente nemmeno ricordarlo. Nelle parole della Rossi e nella ideologia nella quale ella si muove di promozione femminile non vi è né moralismo, né interesse salvifico, né pietà, né commiserazione per le prostitute: se si prostituissero su Marte e nessuno le vedesse per lei e per il mondo al quale può essere ascritta non le importerebbe una cippa. Le importa e a quel mondo importa in quanto non tollerano che una donna s-puttani le altre donne mostrando che le donne possono essere comprate, questo è! E per dire appena due parole sull'interessante prolusione del Vescovo, molto lontana per altro dai tempi in cui egli si permetteva di intervenire su questioni più pratiche come la riqualificazione "tutto appare invecchiato", riferendosi al Lungomare, ricordiamo, trovo banale, pretestuosa, insignificante la distinzione introdotta fra "prostitute" e "prostituite" per la quale chi ha commentato... ha detto "Eureka!", come se egli avesse scoperto l'automobile che marcia ad aria. In effetti è vero il contrario: non tutte le prostitute sono "prostituite", anzi ve ne sono anche di indipendenti diciamo così, come si sa, e anche se la maggior parte sono inserite in un sistema che possiamo come si fa usualmente chiamare "racket" o di sfruttamento più o meno organizzato, talora anche consenziente etc., questa distinzione puramente lessicale è assolutamente irrilevante, solo un vocabolo ad effetto che non aggiunge nulla al dibattito in quanto come detto che siano sfruttate è ampiamente noto. Se io già so che c'è quasi sempre un soggetto sfruttatore che obbliga più o meno palesemente, e che questo è già passato in giudicato (ed è già nelle marche semantiche del termine "prostituta" l'allusione a un contesto di violenza) che dietro ci sia un racket o un pappa, che io mi riferisca alla prostituta come "prosti-tuta" o "prosti-tuita" usando il participio passato di prostituire piuttosto che il sostantivo, cosa cambia quando i contorni del fenomeno sono a tutti già noti che trattasi quasi mai di atto volontario!? E questo lo dico in quanto se, detto per gioco, se mai adottassimo la nuova nomenclatura di Lambiasi nel giro di poco tempo, anche se essa avesse un'efficacia iniziale in ordine a rimarcare che "trattasi di donne oggetto di sfruttamento e non di atto volontario", in poco tempo, per fenomeni sociolinguistici e psicolinguistici essa perderebbe efficacia e "prosti-tuita" finirebbe per avere lo stesso identico valore semantico di "prosti-tuta" per l'universo mondo, e spero di essermi spiegato anche per chi non abbia dimestichezza con queste tematiche linguistiche ma mi sembra abbastanza intuitivo e di facile comprensione.
 S.M.A.