Lo dovevano tirare più dritto.
La mia mamma mi sta dicendo che forse qualcosa è andato storto. Ma Ella ormai è stanca e con il suo stile ci racconta che c'e' sempre un'altra possibita'. Sono stato via, lontano tanto in una sorta di bando da casa, ma nei momenti più difficili e con i mezzi più strani, nei luoghi più selvaggi dell'animo è arrivata una telefonata, un grido che sebbene flebile incitava: "non mollare!". Una voce sottile che si sente eccome quando si ha tempo per ascoltare. Che ricchezza il tempo! Ti accorgi di quanto sia prezioso (sempre) tardi. E come il canto delle balene nelle notti di solitudine. L'ho fatta lunga per questo tutto intorno che si fa sempre più scialbo, più arrivista, vorrei dire cinico se non fosse che amo il cinismo. Ho sempre voluto posare il pensiero, perché la rabbia mi trasforma in Hulc! Allora provo ad immelensire il mio io con l'inganno dello studio, con il sapere degli altri, degli avi, che mi faccio come flebo. Ma poi devo incazzarmi. Devo rompere il sistema e le corde che mi tengono stretto. So già che il Poeta dell'attesa morirà legato stretto stretto alla sua incapacità di potere sostituire se stesso con chi ama. E oggi è uno di quei maledetti giorni dove non conta niente essere vivi. Perché non ci si abitua mai a vedere spegnersi lo stoppino di una storia così grande da avere il nome di mamma.
Che grandezza hanno le donne... Ci fanno così belli e forti, ma non ci insegnano a fare senza di loro. Sarà per questo che è sempre bello tornare a casa. Spero di non trovarla vuota questa volta.
roberto urbinati
roberto urbinati