venerdì 18 gennaio 2019

Versi senza tempo

Ci sono versi senza tempo che declinano uno stato d'animo. Alle volte, debbo dire li rileggo e mi dimostrano l'empieta' da cui siamo circondati. "... Mi sveglio per la prima volta in vita mia con il desiderio di impugnare un'arma. Ma il ridicolo è che lo dico in Poesia...non conosco altro agire che non sia l'azione intellettuale". Parole durissime e allo stesso tempo desolanti. Frasi che descrivono momenti senza alibi da addurre di profondo sconforto e disagio, che solo la formazione e l'educazione conducono nel solco della storia. Quello stesso vomere fatto di gioia e di vomito, che Pasolini ben ha saputo descrivere e graffiare nella terra, oggi mi porta a riflettere su cosa siamo diventati, ma anche su chi eravamo. La mia cultura è sconfitta! Eppure non è mai stata banale. Mi chiedi di scrivere e tento di farlo circondato come sono dallo spettacolo agghiacciante delle mistificazioni e confusioni che tanto piacciono e vanno di moda. Non so parlare agli stomaci dei desaparecidos, ho preteso che mi si ascoltasse sempre con l'attenzione della ragione e col cuore dell'appartenenza disinteressata. Un modo di essere e vivere che non vuole insegnare nulla a nessuno e non pretende nemmeno rispetto. Esiste! E come fosse un testamento che gli eredi litigano nei suoi contenuti si staglia sovrano e beffardo sugli stessi contendenti che, vanificando il messaggio, pur di accaparrarsi qualche pezzo di verghiana "roba", ne perd0no lo spirito. E che te ne fai di un aggeggio se non hai il combustibile culturale per dargli del gas o comprenderlo? La premessa non vale le conclusioni. Perché non sono capace come un Cesare di trarre dadi dai cilindri del destino. Sono uno spettatore consapevole per amore della storia di questa scena ossessiva in cui improvvisati circensi si arrampicano da maestri, abili arrivisti come sono, sui troni di trasmissioni improvvisate. Lo spettacolo è ovunque, mentre invece servirebbe concretezza. Ho passato troppo tempo a reclamare e a far doglianze. A porre rimedio col disappunto e la contumelia per lenire un tradimento. Adesso sono stanco e mi devo sedere. Solo per poco, sulla vetta, ho visto il panorama e da esso mi son distratto. Sono troppo difficile per questo presente e troppo complicato per avere la voglia di spiegare. Quello che rimane è una corazzata in panne che ha perduto i sui migliori comandanti e nella stiva fa affogare in terza classe chi doveva portare a nuova vita ed esistenza. Su questo Titanic non ci sono voluto salire, con tronisti e fighetti non ho mai avuto da spartire nulla... Prima naufraga la veglia prima si potrà tentare una sortita, consapevole che la voglia di essere parte di un tutto non sarà mai bello come sentirsi felicemente uno. Hai chiesto quanto valesse il PD?! Ti dico: forse nemmeno quell'uno!
Roberto Urbinati