giovedì 17 gennaio 2019

Quì comando io

Premesso che nulla ho di personale contro l'Asilo Svizzero c.d. ossia il Ceis "Remo Bordoni" né invero potrei avere nulla contro un nido ed una scuola e ci mancherebbe, spiace tuttavia constatare che gli "integralisti" del Ceis "com'era dov'era... for ever and ever always" non se ne fanno una ragione che la struttura debba spostarsi; e nonostante quanto di propositivo e diciamo pure "arrendevole" rispetto allo spostamento, quanto dichiarato giorni fa dal direttore vi è ancora un gruppuscolo, molto agguerrito, che nonostante le ultime incredibili evidenze in ordine ad irregolarità edilizie perora la causa di rimanere lì nonché sostiene la "teoria" della convivenza Ceis/Anfiteatro. Addirittura, dalle colonne di un giornale digitale locale area PD un anonimo estensore scrive: "Il CEIS è un bene prezioso della comunità riminese e come fare a tutelarlo e a valorizzarlo è il tema sul tavolo. Poi è giusto porsi anche il problema dell’Anfiteatro romano. Ma non può essere oggi questa la priorità che scardina e può distruggere una realtà educativa fondamentale della scuola italiana come è oggi, dopo 73 anni, il CEIS". Ecco direi che sapere che vi sono riminesi, che probabilmente occupano posti di potere, hanno questa "vision" sullo status del Ceis tipo "prima il Ceis poi per carità anche l'Anfiteatro... quattro sassi" lascia interdetti per tanta distorsione della realtà delle cose per... fideismo, per la diffusione di informazioni non-vere, settarismo etc. Nello stesso articolo poi viene intervistato tale De Mario o Di Mario (o più probabilmente "Di Marco" non rammento ora, chiedo scusa) presentato come "Professore Università di Bologna" (=ricercatore NON confermato a tempo determinato in discipline NON pedagogiche, per la precisione) ed autore di un'opera sul Ceis stesso che racconta la solita storia strappalacrime delle casupole, della pedagogia straordinaria del Ceis, etc.etc.etc., quello che ci propinano da anni per non spostarsi. Poi la litania degli "spazi", dell'"Architettura Speciale" (espressione che neppure esiste, pure invenzione buttata lì) per sostenere la tesi risibile della inamovibilità della struttura. Apro e chiudo parentesi: si sono spostati tutti nessuno ne ha fatto un dramma come stanno facendo per imporre la prepotenza alla città, che poi molto probabilmente a breve manderà in minoranza il partito che nomina tre dei suoi nel Cda del Ceis, ciò secondo sondaggi elettorali e quello che tutti sanno etc. Si è spostato il Giulio Cesare, il Leon Battista Alberti, il Serpieri, mille scuole hanno cambiato destinazione, asili etc.: possibile mai che debbano farla tanto lunga... ci siete o ci fate, uno pensa!? Ora visto che torna all'attacco i partito "ceista" io dico, non sono esperto in materia ma a guardare le rette questa struttura oggi è struttura esclusiva ossia per farla breve e buttare lì un tema che altri più competente potrà approfondire: essa risulta conveniente per i redditi alti e non conveniente per i redditi bassi: dunque!?? Poi ci sarebbe altra questione da approfondire per chi abbia voglia ossia che il Ceis è anche fondatore di altro ente ossia una Onlus che si occupa della c.d. Cooperazione allo sviluppo e che ha pure ivi sede, e su cui non mi esprimo chiusa parentesi. L'impressione dunque è che 1) il caso sia diventato per il 70% politico, ossia una eventuale "resa" verrebbe vissuta come una sconfitta politica della maggioranza; 2) che in sostanza questo asilo e questa scuola siano come le altre ognuna è "speciale" si potrebbe dire, e ci raccontano un sacco di palle e non vogliono spostarsi perché chi ha in mano la città vi è andato a scuola e ci manda i figli, ma come ripeto tutto l'apparato difensivo cade sul fatto molto semplice, banale, prosaico che in Italia sui siti archeologici cascasse il mondo non si costruisce, amen! 
Dr. L. Finto Pesce