mercoledì 8 agosto 2012

Gradisca

Federico Fellini rappresenta, in tutto il mondo e nonostante siano passati quasi vent’anni dalla sua morte, l’estro e l’inventiva italiana in chiave moderna. Un artista indiscusso, paragonabile nel suo campo, senza esagerazioni, a Leonardo e Michelangelo. Osannato dai cinefili ed applaudito dalle masse, anche Fellini non sfugge però alla legge propria di ogni grande che si rispetti: nemo profeta in patria. Infatti, a Rimini, dire Fellini, vuol dire parlare di una Fondazione, costituita nel suo nome, vituperata da amministratori incapaci; vuol dire anni di querelle e litigi veri e propri tra il Comune e la famiglia dell’artista; vuol dire un aeroporto intitolato al Maestro, sommerso da una marea di debiti nascosti tra le righe di trionfalistici comunicati stampa. Fellini è l’esempio di come, a Rimini, anche la possibilità di organizzare eventi di spessore e caratura internazionale, lasci il posto all’effimero, alla poca lungimiranza di eventi basati su musica, alcol e un dj con fascia tricolore, che si consumano in una notte brava, mentre uno dei suoi figli più grandi viene lasciato nella soffitta di palazzo Garampi. Federico Fellini è anche il nome di una delle piazze più belle di Rimini, inno alla stupidità di alcuni governanti locali. È la piazza della fontana dei quattro cavalli, dove una volta faceva da cornice il Kursaal, uno splendido edificio in stile liberty abbattuto dagli amministratori post bellici, ancora frastornati dal rumore delle bombe e dall’ideologia. L’ultima dimora di Fellini, accanto alla sua amata Giulietta ed a Federichino, il figlio morto prematuramente, è presso il cimitero di Rimini. In sua memoria si poteva erigere un monumento in un luogo significativo della città, ma questa idea deve essere sembrata troppo scontata. Meglio una scultura di Arnaldo Pomodoro all’ingresso del cimitero monumentale. Il classico esempio di come due cose bellissime, messe assieme, siano un pugno in un occhio. Ma che importa, tanto al cimitero quelli che entrano con le loro gambe non guardano certo a queste finezze. Ogni cosa che gli amministratori riminesi tentano di fare nel nome di Fellini, gli riesce male, anzi, malissimo. Compresa l’ultima timida uscita sulla stampa del segretario del Pdl Fabrizio Miserocchi. Erano mesi e mesi che Miserocchi taceva (e continua a tacere) sulla città e su tutti i suoi problemi. Nel bel mezzo della calura estiva, ha pensato bene di insinuarsi non tra i debiti di fiera, palas o aeroporto, non nella situazione urbanistica che è alla frutta, non negli aumenti tariffari che riguardano tutti i servizi erogati dal Comune ma si è “imposto” nel dibattito sulla Fondazione Fellini dicendo la sua, sommessamente e senza arrecare troppo disturbo all’Amministrazione. Chissà, magari nei prossimi giri di valzer il sindaco si ricorderà di questi toni garbati.....signor sindaco, Gradisca!