lunedì 6 agosto 2012

Patteggiamo

Come in qualsiasi azienda, in un ospedale, in un tribunale o più semplicemente come in qualsiasi famiglia che non navighi nell’oro, anche in politica la prima caratteristica da possedere subito dopo l’onestà, dovrebbe essere la competenza. Chi, avendo un’azienda, assumerebbe un direttore generale senza competenze? Chi mai, per farsi curare, sceglierebbe un dottore incapace, o un avvocato azzeccagarbugli per farsi difendere? E allora perché non si pretendono le stesse doti da chi amministra la nostra vita tutti i giorni nei palazzi del potere? I problemi del nostro Paese, Rimini compresa, sono legati alla carenza di classe dirigente qualificata. Se da un lato continuiamo ad avere gli over 70 ben saldi nei loro ruoli di comando, dall’altro lato i tentativi di ricambio generazionale stanno producendo più danni che benefici. È del tutto evidente che le vecchie generazioni non possono rimanere ancorate alle loro poltrone per tutta la vita, ma è altresì evidente che, molti dei giovani entrati nella stanza dei bottoni, non possiedono né le giuste competenze, né la dovuta esperienza maturata sul lavoro e non all’interno di quel mondo dorato, ormai distante dai cittadini e dalla vita reale, che è il partito. Tangentopoli ha spazzato via la prima repubblica, scardinando le strutture consolidate dei vecchi partiti, comprese le scuole formative e le “gavette” per selezionare i migliori. La fine del partito unico dei cattolici ha, di fatto, stoppato la chiesa nella sua opera di formazione alla politica che avveniva nell’associazionismo e nelle parrocchie. Pian piano si è così passati dal far emergere i più preparati, al mandare avanti i più telegenici; non più persone di valore alle quali affidare la cosa pubblica, ma bei visetti acchiappa voti per vincere le elezioni. Atterrando (verbo assai costoso da noi) nella nostra città, sarebbe bello fare un esame di chi sono gli attuali amministratori di Rimini, che studi hanno fatto, che professionalità hanno maturato e come sono arrivati nel ruolo che ricoprono. Si scoprirebbe, in alcuni eclatanti casi, che chi pretende di essere protagonista del ricambio generazionale in politica, non ha mai avuto un lavoro stabile, oppure è consulente di non si capisce bene quale materia, oppure, non ha mai lavorato in vita sua, vedendo nella politica un sicuro ufficio di collocamento e non una parentesi a servizio della collettività, come invece dovrebbe essere. Oggi, essendo sparita la formazione seria offerta dai partiti che sono ormai in decomposizione, se mancano le competenze, se manca la professionalità maturata sul lavoro, amministrare bene la cosa pubblica diventa difficile e pericoloso per chi è amministrtato. Allora, le soluzioni diventano due: o si chiama il governo tecnico in soccorso, o si organizza una festa sul lungomare.


 P.S.
Abbiamo tentato di rimanere light, ma quando pensiamo a certe cose non è facile essere moderati come impone Bersani: zerbini(?), magrini, bernabè, petitti, gnassi, marchioni, vitali, sadegholvaad, la nadia rossi, l'irina imola...........dobbiamo continuare?????