venerdì 6 giugno 2014

Peste Nera o Notte Rosa

Da un paio di giorni, nel centro di Rimini ormai malridotto, si assiste a uno spettacolo abbastanza inusuale. L’altro ieri sera alle 19.35, in via Garibaldi angolo via Bonsi, c’è stato un gran trambusto causato da un topone (diciamo 20 centimetri senza coda) che correva avanti e indietro spaventatissimo intimorendo a sua volta i pur non numerosissimi passanti. Alla fine si è rifugiato in un grosso cespuglio che cresce presso il nuovo ingresso della Banca di Rimini al n. 112/A e lì poveretto faceva tremare tutta l’erba. Ieri pomeriggio invece verso le 15 altri due toponi un po’ più discreti si aggiravano sotto l’Arco d’Augusto. C’era poca gente e meno spaventata di quella dell’altro ieri sera, tuttavia lo spettacolo appariva abbastanza inusuale anche alle 10/20 persone che possono averlo visto. Nella città dei successi Cagnoniani, delle trionfali uscite Gnassiane e della “Notte Rosa” prossima ventura è comunque un presagio curioso. Non vorremmo che ci avesse preso nei mesi di gennaio e febbraio l’ormai mitico Cancelliere quando prima il 19 gennaio e poi il 13 febbraio ci mandò due pezzi tratti da: “La peste” di Albert Camus che parla proprio dei topi portatori del morbo che vanno a morire (e a far morire) nella “città felice”. All’epoca gli articoli ebbero un notevole seguito e oggi, per effetto di questa coincidenza rattesca, ve li riproponiamo tali e quali.
 Woland 

La PesteAvevamo chiesto al Cancelliere un suo commento sugli ultimi avvenimenti italiani, e, se possibile, riminesi. Ci aspettavamo come al solito un articolo dotto, e magari come al suo solito arguto, che ricordasse magari qualche sua ipotesi profetica di 5 o 6 anni fa. I ridicoli avvenimenti della “Ruota” e del “Palas/Fiera” ci inducevano a pensare così. Invece ci sono arrivate poche righe in francese. Lingua che il nostro amico conosce bene ma che mai avremmo pensato avrebbe usato con noi. La curiosità ci ha indotto a cercare l’origine di questo apparentemente strano brano e quando l’abbiamo trovata siamo rimasti colpiti. Si tratta di dieci righe “chiave” del romanzo di Albert Camus intitolato : La Peste. Forse il romanzo più famoso del premio Nobel francese. Vi riproponiamo questo pezzo inviatoci dal Cancelliere dopo aver capito che forse riassume meglio la nostra situazione di tante lunghe dissertazioni. Buona lettura. (NdR: la traduzione è dell’autore) - Naturellement, vous savez ce que c’est, Rieux? - J’attends le résultat des analyses. - Moi, je le sais. Et je n’ai pas besoin d’analyses. J’ai fait une partie de ma carrière en Chine, et j’ai vu quelques cas à Paris, il y a une vingtaine d’années. Seulement, on n’a pas osé leur donner un nom, sur le moment... Et puis, comme disait un confrère: “C’est impossible, tout le monde sait qu’elle a disparu de l’Occident.” Oui, tout le monde le savait, sauf les morts. Allons, Rieux, vous savez aussi bien que moi ce que c’est... - Oui, Castel, dit-il, c’est à peine croyable. Mais il semble bien que ce soit la peste. Naturalmente, lei sa che cosa è, Rieux? Aspetto il risultato delle analisi. Io, lo so. E non ho bisogno di analisi. Ho fatto una parte della mia carriera in Cina, e ho visto alcuni casi a Parigi, una ventina di anni fa. Solamente non si è osato allora darle un nome... E poi, come diceva un collega: “E’ impossibile, tutti sanno che è scomparsa dall’Occidente.” Sì, tutto il mondo lo sapeva, all’infuori dei morti. Suvvia, Rieux, lei lo sa bene quanto me di che si tratta... - Sì, Castel, egli disse, è appena credibile. Ma pare proprio che sia Peste. 

La peste non muore (e torna con nuove maschere)
Circa un mese fa (il 19 gennaio per l’esattezza) su nostra richiesta, il Cancelliere ci mandò un articolo di “commento” che ci sorprese tutti. Era intitolato “La peste”. Oggi su un’analoga nostra richiesta concernente la situazione economica italiana e quella politica europea, ce ne invia un altro. Tratto dallo stesso libro, dello stesso autore (Camus). Lo pubblichiamo quasi sicuri che, come il primo, susciterà interesse e qualche polemica. Non lo sappiamo con certezza, ma pensiamo l’abbia scritto non solo sulla base delle sue poco meno che decennali previsioni, ma anche dopo avere avuto la conferma dal crollo delle produzioni italiane nel bimestre dicembre-gennaio. Segno che la “ripresona” dei Letta, Saccomanni, Zanonato ecc. era ed è quella che abbiamo sempre previsto (modestamente) anche noi, da almeno un paio d’anni: una bufala. Quindi anche per noi, intendiamo, non provvisti delle non proprio comuni conoscenze del Cancelliere. La “ripresona” puramente e semplicemente non esiste! E nemmeno la “ripresina”. In sintesi l’ennesima presa per i fondelli. Comunque ecco il brano inviatoci: “…È coutant, en effet, les cris d’allègresse qui montaient de la ville, Rieux se souvenait que cette allègresse ètait toujours menacèe. Car il savait ce que cette foule en joie ignorait, et qu’on peut lire dans les livres, que le bacille de la peste ne meurt nì ne disparaît jamais, qu’il peut rester pendant des dìzaìnes d’annèes endormi dans les meubles et le lìnge, qu’il attend patiemment dans les chambres, les caves, les malles, les mouchoìrs et les paperasses, et que, peut-être, le jour viendraìt où, pour le malheur et l’enseignement des hommes, la peste rèveillerait ses rats et les enverrait mourir dans une citè heureuse.” “…Ascoltando, infatti, i gridi d’allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.” Fra qualche giorno la peste si rimanifesterà ancora, come ormai capita da vent’anni. Cambieranno le sue facce. Al posto di quella da seminarista di Letta abbiamo quella da “piglia per il…” di Renzi. Di quella gonfia e inespressiva di Saccomanni quella volpina di Boeri con in tasca la “superpatrimoniale”. Addirittura pare avremo Baricco (sembra…ma non ci credo…) alla cultura. (!) Come diceva il Principe Salina del “Gattopardo” :”…bisogna che tutto cambi perché tutto resti come prima…”. E infatti, dopo 150 anni, si è visto com’è finita la Sicilia. Ora tocca all’Italia intera.

P.S.
Altro topo avvistato angolo via Sigismondo via Isotta, si vede che si trovano bene.