martedì 31 gennaio 2012

Datemi una Leva


Come molti di Voi ricorderanno mentre il mondo intero condivideva le sue paranoie inflattive noi di Icebergfinanza pazientemente spiegavamo ai nostri lettori la natura scientifica di questa crisi, un’immensa deflazione da debiti, una depressione che avrebbe cancellato qualsiasi illusorio focolaio inflattivo da non confondere con l’ asset inflation o l’inflazione populista che quotidianamente va in onda nella rete. Per comprendere insieme le dinamiche di questa crisi riguardiamo i dieci punti della “DEBT DEFLATION THEORY” di Irving Fisher. Settant’anni fa, negli anni peggiori della Grande Depressione,  Irving Fisher pubblica The Debt  Deflation, Theory of Great Depressions (1933) completando il suo precedente lavoro dal titolo: Booms and Depressions (1932).  Nel tentativo di riscattare la sua infelice previsione di un “altipiano di prosperità permanente” dichiarato qualche giorno
prima del crollo del 1929, Fisher cercò di dare una spiegazione alla terribile dinamica della Grande Depressione. La sua teoria non è mai stata accolta dalla comunità scientifica, fossilizzata sulla teoria delle aspettative razionali, delle capacità autoregolatrici, autostabilizzanti dei mercati finanziari, comunità che condannò la sua teoria ad una sorta di relativo isolamento. 1) una liquidazione dei debiti attraverso la svendita dei beni ( i proprietari di abitazione sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a pagare la rata del mutuo e nel frattempo il valore della loro abitazione è sceso sotto il valore del mutuo residuo, le banche vedono crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni mobiliari, gli investitori che avevano speculato indebitandosi debbono immediatamente rientrare dai loro debiti svendendo i titoli acquistati )2) si verifica quindi una concentrazione delle vendite e una caduta della velocità di circolazione della moneta che provoca a sua volta<3 ) un crollo generalizzato del livello dei prezzi, (diminuisce il valore degli immobili, le attese dei consumatori sono per una riduzione futura dei prezzi e quindi aumenta il risparmio) e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali ( ciò che ieri valeva 100 oggi vale 90, ma il mio debito resta nominalmente a 100). Il crollo dei prezzi a sua volta innesca un meccanismo a catena di danno economico, sia per quanto riguarda il valore delle garanzie che automaticamente scendono ( la mia casa ipotecata vale 90 e non più 100) , sia per quanto riguarda la riduzione della ricchezza o la sua sensazione, che provoca a sua volta una riduzione dei consumi.4)Ecco che allora la riduzione del valore dei patrimoni privati ed aziendali, unita a quella delle garanzie, provoca il circolo vizioso dei fallimenti privati e aziendali…5) il crollo dei profitti delle aziende ( … ciò non si è verificato grazie ad una selvaggia riduzione della forza lavoro ) che a loro volta provocano un…6) crollo degli investimenti, dei redditi, dei salari,  e quindi dell’occupazione ( che a sua volta porta ad una contrazione ulteriore dei consumi ) che determinano un …7) peggioramento del livello di fiducia nel sistema che invita al…."8) tesoreggiamento ( accumulo di liquidità infruttifera, ristagno, parcheggio di liquidità che non rende nulla, in attesa di un ulteriore calo dei prezzi degli immobili  ) o a tesaurizzare ( acquisto oro ) con la conseguente ulteriore diminuzione della velocità di circolazione della moneta…. provocando infine un’alterazione dei tassi di interesse con una riduzione del tasso nominale e un aumento di quello reale. Direi che abbiamo quasi tutto, per comprendere quello che sta accadendo, dinamica che i lettori di Icebergfinanza conoscono dal lontano 2008! Come abbiamo più volte sottolienato questa crisi ha bisogno si almeno una decina di anni per essere assorbita, non lo dico io ma la realtà empirica, mai una crisi originata da una bolla del credito e insieme immobiliare si è conclusa mediamente prima di sei/sette anni e questa è la crisi più grave della storia della finanza mondiale. Morale: questi grafici devono servire per capire realmente come è la situazione. Il debito è sempre debito, e qualcuno a Francoforte spesso se ne dimentica. E qualche ragionamento di favore per l’Italia sarebbe non solo logico ma necessario. A meno che il mondo continui a prenderci come un paese che possa diventare “terra di conquista” a seguito dello spolpamento di tutte le sue risorse (economiche e mentali).E se invece, a livello globale, qualcuno osa ancora dire che l’Italia affoga nel debito, magari mandategli questo post. Se poi questa persona è un inglese, allora mandatelo a scuola.


icebergfinanza