sabato 14 gennaio 2012

Il Nostro Decreto


Il demanio marittimo esiste in quanto ineludibile diaframma tra mare e terra, unico caso nel quale l'acquisizione di una nuova area, se interessata dall'azione del mare, si concretizza con la semplice CLASSIFICAZIONE, senza che al proprietario competano rimborsi e/o indennizzi. Assieme a questa prerogativa, lo Stato ha però l'onere di non disporre del demanio a suo piacimento, ma limitarsi ad usi legati alla natura della formazione. Nei casi in cui questa caratteristica viene meno, le aree interessate sono trasferite al patrimonio dello Stato attraverso apposita SCLASSIFICAZIONE. La brevissima premessa, serve a ricordare ai troppi praticoni istituzionali che quanto si parla di demanio è necessario incamerare piccole conoscenze, onde evitare invenzioni normative che di fatto annullano l'impianto originario. Nel caso di eventuali concessioni demaniali marittime è obbligatorio mantenere una stretta correlazione con gli elementi fondativi di questi beni, siano ambiti portuali e/o spiagge. I limiti concessori si concretizzano con due elementi: l'uso legato al mare e gli impianti definiti di DIFFICILE RIMOZIONE non pregiudichino la demanialità, nel caso si rendano necessarie queste opere, le stesse devono diventare PERTINENZE del demanio marittimo. Al perimetro invalicabile sul piano del possesso, va aggiunto che le aree demaniali marittime sono gestite attraverso le normative nazionali in materia: ambientali, urbanistiche, sicurezza, sanitarie ecc. Esaurite queste considerazioni, diventa semplice affermare che le concessioni devono mantenere la prerogativa del perseguimento del maggiore interesse pubblico che non si esplica solo con il Canone più alto, ma in termini globali. Un esempio per capirci: se in un porto serve un officina meccanica navale e c'è la disponibilità di un terreno demaniale, buona norma è scegliere quale sia il servizio migliore, non chi è disposto ha pagare il canone di affitto più alto, l'interesse generale della collettività si raggiunge con il potenziale sviluppo del sistema portuale. Cosa analoga deve avvenire in spiaggia, le norme che regolano l'uso del demanio marittimo si devono integrare con quelle generali e soprattutto con l'interesse della collettività, non di una categoria. Occorre guardare al demanio marittimo come ad un foglio vuoto, sul piano urbanistico va stabilito cosa è meglio prevedere e come azzonare le future concessioni, in seguito i bandi previsti dalle norme europee non possono tenere semplicemente conto delle maggiori offerte ma di chi è disposto ad impegnare risorse e capitali decisivi per lo sviluppo delle comunità interessate, per un periodo che non può essere certo i quattro + quattro di Nora Monti. La strada da cui prendere spunto è quella comunemente definita del Project Finance, in funzione di quanto previsto, i privati elaborano le loro proposte, il progetto prescelto attraverso una gara va al migliore offerente, pagando all'attuatore le spese sostenute. Nello stesso tempo, concedere forme corrette di ristoro o prelazione ai vecchi concessionari sembra cosa buona e giusta, magari rapportate e moltiplicate in base ai canoni pagati negli ultimi...dieci anni. Per capire il senso di questa proposta sul piano pratico vi portiamo due/ tre grandi esempi:
1)Triangolone tra Grand Hotel e Porto
Il Sindaco spinge giustamente per la realizzazione del Nuovo Comparto dopo i fallimenti storici di Melucci 
2) Area Portuale
Cantieri e pescatori hanno un progetto in avanzata attuazione per la riorganizzazione dell'area
3) Riccione con l'Area Marano. 
Buttandola sul ridere, ci permettiamo di chiedere all'Assessore Galli di astenersi da altri commenti, ci ha ricordato il grande Totò quando disse che un tot era poco, ne voleva due.