domenica 2 febbraio 2014

Estate 1914 (pardon 2014)

Ogni crisi politica grave porta ad un indebolimento del paese che la subisce, e suscita inevitabilmente appetiti politici malsani negli stati confinanti. La crisi in Ucraina ha messo in moto per primi i revisionisti romeni, che hanno sollevato questioni circa la “restituzione dei territori rubati”. Nella stampa rumena, vicina al presidente Traian Basescu, così come nei circoli nazionalisti, e generosamente sponsorizzata dal servizio di intelligence esterno rumeno (SIE, a sua volta di totale controllo CIA), si discute ora attivamente l’uso della crisi ucraina per la sottrazione dall’Ucraina del Distretto di Herta, della regione Cernovitskij, e di parte della regione di Odessa. Le forze politiche radicali rumene credono che tutti questi territori siano stati “rubati da Stalin”. Insomma, in Romania ci sono forze politiche per le quali la “restituzione” di queste aree potrebbe rappresentare un importante progetto politico. Teoricamente, non solo la Romania potrebbe avere delle rivendicazioni territoriali in un Ucraina in disfacimento, ma anche tutti i leader degli altri paesi vicini, (Polonia, Ungheria, Slovacchia). Però solo il Presidente rumeno Basescu l’ha detto con schiettezza. Inoltre, il ripristino dei confini della Romania del 1918 è diventato per il leader rumeno una vera mania. Il Presidente della Romania ha definito l’Anschluss con la Moldavia “un grande progetto nazionale”, e non intende fermarsi a questo punto. La crisi ucraina gli offre un pretesto ottimo. Anche a livello personale. Infatti nell’autunno di quest’anno dovrebbe terminare il mandato di Basescu, e non potrebbe concorrere per un terzo mandato. Quindi dopo aver perso l’immunità presidenziale è probabile che sarà soggetto a procedimento penale. Per conservare nelle sue mani il potere o la forza politica che egli controlla, Basescu è perfettamente in grado di farsi coinvolgere in conflitti internazionali con il pretesto della “restaurazione della giustizia storica”. Il fatto di essere “l’uomo di fiducia” degli Stati Uniti gli offre una grande sponda per il suo progetto dei “confini storici”. Lo stato di guerra, di emergenza, o una grande vittoria in politica estera, secondo il punto di vista dei radicali dell’entourage presidenziale, potrebbe aiutare a conservare il potere. Gli osservatori hanno ripetutamente sottolineato la somiglianza tra Basescu e Saakashvili. Nel 2008, solo un caso fortunato e l’intervento razionale delle forze europee, salvò la Romania dalla propria versione del “disastro georgiano”, nel contesto del conflitto in Transnistria. Ora la situazione si sta ripetendo, ma al confine con la regione di Cernovitskij non ci sono le forze della Transnistria russe, che potrebbero servire come ulteriore incentivo per azioni sconsiderate della parte rumena. I primi passi preparatori sono già in corso, e se il loro corso non verrà fermato in tempo, il problema potrebbe acuirsi. Le organizzazioni che rappresentano la minoranza rumena in Ucraina sono completamente controllate dai servizi segreti rumeni. Queste hanno già chiesto che l’unico deputato rumeno del Parlamento receda dal Partito delle Regioni. Prima delle accuse di “illegittimità” allo stato ucraino e delle autorità ucraine e le richieste a Bucarest di proteggere i suoi cittadini (molti rumeni in Ucraina hanno un passaporto rumeno) rimane ancora un passo. E’ possibile che questo schema possa essere applicato per portare le truppe dei paesi membri della NATO sul territorio dell’Ucraina. Sperando che la Russia non reagisca, spaventata dagli americani che di tali truppe sarebbero il nerbo. E’ certo comunque vada che molto del futuro dell’Europa si giocherà su quanto appoggio verrà dato a un personaggio almeno curioso come Traian Basescu. Sembra impossibile ma la Storia è piena di questi, apparentemente incredibili paradossi.
 Il Cancelliere