domenica 10 luglio 2016

Blob, il gonfiabile che uccide

Molti anni fa, una amica finlandese mi faceva notare lo scempio dello skyline riminese dove, affacciati su di una irripetibile spiaggia di sabbia finissima, si stagliavano casermoni di cemento stile sovietico, agghindati alla meno peggio. In effetti, una serie continua di obbrobri condonati, insistono sulle nostre pupille, ormai alienate a tali brutture, da decenni; noi oriundi non ci facciamo neanche più caso. Dopotutto è l'industria balneare bellezza! Io mi consolavo volgendo lo sguardo al mare, così anarchico e libero dall'edificazione umana. Almeno sino a stamattina quando, mosso dall'umana ambizione di proiettare i miei occhi oltre l'orizzonte del mare, cozzavo contro un condom gonfiabile lungo almeno un centinaio di metri. Non mi è restato altro da fare che rivolgere lo sguardo al cielo soppalcandolo di monumentali imprecazioni. Ma come, non siamo noi i paladini del mare libero da ogni forma di inquinamento umano? Ripulito (in itinere) delle nostre deiezioni, non vorremmo mica saturarlo di polistirene, insieme al suo caratteristico profumo di serra riscaldata?! Se questa è l'innovazione della nostra offerta turisistica, tanto vale assoldare l'assessore al turismo di Komsomol (Cfr. Siberia asiatica): almeno costa meno della nostra nuova luminare in termofluidodinamica. Sarei davvero curioso di conoscere il Meluzzer-pensiero al riguardo, ma temo sia troppo oberato dal disquisire di massimi sistemi e di razzismo planetario, sulla sua "Chiamamicittà" ...di Rimini. Montalbano.
P.S.: "Boabay", inglesismo dell'italiano "tamarro", dall’arabo tammār «mercante di datteri». Voce regionale, in uso nell’Italia meridionale, e da lì diffusa anche altrove nel gergo giovanile per indicare persona, per lo più di periferia, dai modi e dall’aspetto rozzi, volgari e villani (Fonte: Dizionario Treccani)