venerdì 15 luglio 2016

La Qultura De Noantri

Mi è capitato più volte di scrivere sul senso della cultura, che la riconfermata Amministrazione comunale ha dimostrato di avere, ma ritorno amareggiato sull'argomento. In una città pretenziosa come Rimini di essere la capitale di qualcosa, che non è certo più del turismo e stenta a fatica ormai di esserlo dello sballo, ci si aspetterebbe una prova di intelligente lungimiranza; offrire la carica di Assessore alla Cultura ad un personaggio di grosso spessore a livello nazionale e oltre. Un gesto coraggioso al di fuori quindi dei protagonismi personali, e delle logiche di bottega ormai frazionatesi in tante bottegucce. Invece si persevera nell’autarchia del fai da te, dove la mancanza di visioni ampie che possono essere di grande risonanza a livello nazionale, genera stanche e vacue festicciole alcoliche di cui l’unico scalpore è costituito dal baccano che le lega tutte come filo conduttore. Il bello è poi che di ciò ci si bea, se ne magnificano i risultati ed addirittura, per qualcuno di questi “eventi” si parla pure di modello. Poco importa poi del conseguente degrado dei luoghi che le ospitano, di coloro che abusano di alcolici quando non di stupefacenti. Non so se questo è ciò che Rimini realmente vuole, o se crede passivamente che sia la strada giusta per il suo rilancio perché qualcuno glielo fa credere. Di certo è che ormai si assiste alla solita minestra riscaldata, spacciata per un capolavoro di alta cucina, e la Città è solo capitale del nulla. Un pensiero all’Anfiteatro: “passata la festa gabbatu lu santu”. Nel periodo pre-elettorale, le opposizioni tutte si sperticavano nel sostenere la causa del suo recupero. Oggi è argomento completamente dimenticato, e riconfinato nell’oblio cittadino. Così, tanto per parlare del senso di cultura locale.
 S. De Vita