venerdì 1 luglio 2016

Rimini Sparita

Caro Massimo, penso mi autorizzerai a questo approccio in toni conviviali perché ci conosciamo da una vita. Dai tempi del liceo: tu in classe con mio fratello Attilio, io un paio d’anni indietro, in classe con il tuo “collega calciatore” Gilberto Garattoni. Reminiscenze sentimentali, potrebbero apparire e infatti lo sono. Arrivati a una certa età, piace ritornare indietro con i ricordi e quelli che hanno lasciato un segno più profondo di altri (mi riferisco agli anni delle medie superiori) suscitano buoni sentimenti. Sensazioni, queste ultime , che hanno accomunato tanti “giovani dentro” quando hanno visto ricomparire un’altalena al mare. Basti una citazione: il pediatra che ha visto nascere mio figlio Nicola (oggi quarantacinquenne) e che lo ha avuto come paziente per oltre un decennio, malgrado si ritrovi con quasi ottantacinque primavere sulle spalle gli ha telefonato per chiedergli se potrà fare “un giro” in altalena, solo per poter riassaporare un attimo di vita vissuta in spensieratezza. L’ho fatta lunga, ti chiedo scusa. Perché ti scrivo? Presto detto: Nicola Gambetti è il presidente di Rimini Sparita (associazione culturale che certo conoscerai) e io, essendo più o meno un tecnico di materie fiscali/giuridiche/societarie, offro la mia collaborazione (per quel po’ di tecnicismo che spesso serve) a questa associazione che svolge un lavoro meritorio di ricerca e conservazione documentale “storica” della città come era, grazie alla passione di un manipolo di volontari che consumano nella “missione” molto del loro tempo libero. L’altalena di cui hai parlato (perdonami, dimostrando alcune lacune conoscitive di fondo) ha una genesi e una storia molto diversa da quanto emerge dalla tua dissertazione. Ovviamente non mi permetto di entrare nelle motivazioni politiche che ti hanno spinto ad esprimerti in un certo modo, ma intendo riassumere nei corretti termini alcuni passaggi che riguardano (ancorché non direttamente citata) Rimini Sparita e l’altalena comparsa da alcuni giorni che è stata voluta e concretamente realizzata solo ed esclusivamente per scopi “rievocativi” da detta associazione, con l’intervento di uno sponsor che ne ha coperto i costi. Alcune tue frasi suonano male, non è un giudizio, ma un dato oggettivo. Per semplicità di sottolineatura le ripeto commentandole e riportandole nel loro giusto ambito, ben lontano da dove tu le hai collocate. “…l’intelligente di turno si è dedicato al rimontaggio dell’altalena…”. Non hai virgolettato, ma sembrerebbe che intelligente sia usato con maliziosa ironia. Accettabile, forse, se rivolta a un politico (nella circostanza intendi Gnassi?), offensiva se rivolta a chi si è fatto un mazzo tanto per raggiungere l’obiettivo. In merito all’altalena Gnassi e chi altri delle istituzioni non centrano nulla, salvo il ruolo di alcuni nel rilascio delle prescritte autorizzazioni (ci sono tutte, a dimostrazione che con pazienza e buona volontà anche a Rimini ci si può muovere rispettando le regole). Ti posso assicurare che i componenti di Rimini Sparita coinvolti nei tre anni di impegno richiesti dal progetto “ripristino altalena” sono tutte, nessuna esclusa, persone dal quoziente intellettivo molto alto. Unica pecca su questa affermazione: forse un po' stupidi quando hanno deciso di impegnarsi per un obiettivo, a valenza collettiva, che alcuni non riescono a penetrare. “Perché furono smontate? Vi aiuto. La ragione principale fu dettata dagli incidenti provocati…”. Chiedo ancora venia Massimo, ma sei tu che hai bisogno di aiuto. Consulta l’emeroteca dell’unica pagina locale presente nel periodo di presenza delle altalene (Rimini Sparita, ovviamente, lo ha fatto a suo tempo) e non troverai notizia di infortuni quasi endemici come tu erroneamente evochi. Chiedi al personale medico presente al pronto soccorso dell’Ospedale e ti sentirai rispondere quello che è stato riposto a Rimini Sparita: nessun trauma di rilievo causato dalle altalene al mare negli ultimi trent’anni di attività prima del loro smantellamento. “Già allora era difficile assicurarle, oggi è impossibile” , e, tanto per ribadire il concetto: “Si sarà trovato anche il soggetto che l’assicura, magari senza capire la dose di rischio assunta”. Ho seguito personalmente la questione: oltre alla copertura assicurativa già presente presso il “bagnino ospitante” (del tutto sufficiente) ne è stata fatta altra, ad abundantiam, direttamente da Rimini Sparita con primaria compagnia presente sul mercato. Massimo, vai tu alle Assicurazioni Generali a informarli che non sanno fanno il loro mestiere? Ovvio che tra coprire i costi per la creazione e l’istallazione/smontaggio di un’altalena, che resterà in sito poco più di tre mesi e sponsorizzare una squadra di calcio ce ne corre, ma l’obiettivo dell’unico soggetto coinvolto meritoriamente, Rimini Sparita, non va oltre gli scopi istituzionali, dettagliatamente e chiaramente contenuti nello statuto dell’associazione a cui ti rimando, se ne hai voglia e ne trovi il tempo. Hai ragione (passo a toni meno ruvidi, ma altrettanto sinceri) quando ricordi che “nessuno le voleva”, evochi le “giostre delle ripicche tra mosconi e bagnini” e il “continuo monta e smonta”: negatività non certo attribuibili ai “bagnanti”, oggi emotivamente coinvolti dal simbolo ripristinato, ma di chi doveva sobbarcarsi “la fatica” connessa e ne ha deciso l’eliminazione (miopia imprenditoriale?). Alla fine, peraltro, mi accorgo che, in fase quasi liberatoria, il tuo pensiero (supportato dai ricordi) viene fuori in modo limpido, quando commenti la sorte dei trampolini (quelli si, forse un po' pericolosi): “troppo costosi per mantenimento e installazione. Venne fatta una campagna denigratoria per la grande pericolosità”. Né più né meno che quanto avvenuto per le altalene.
 Cordialità TETO GAMBETTI