domenica 8 gennaio 2017

La Post Inquisizione

Nell'Era del Web. “Intanto Paolo VI non c'è più, è morto Berlinguer qualcuno ha l'AIDS qualcuno il PRE qualcuno è POST senza essere mai stato niente” (“Svegliami” CCCP fedeli alla linea)
Si fa tanto parlare di post-verità, tanto che è stata segnalata dagli “Oxford Dictionaries” come parola dell'anno 2016, ma in realtà qui mi sa che ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente mal posto avrebbe forse più senso sostituirlo con “post-verificabilità. Infatti Michel Foucault, afferma che la “verità” è il prodotto di un “discorso”, di un’enunciato coerente che si occupa di porre in correlazione degli elementi per costruire una descrizione organica della realtà. Se proprio allora vogliamo discuterne correttamente dovremmo parlare più precisamente di post-informazione proprio perchè l’informazione è sempre più il risultato e strumento di logiche di potere. Che cos'è l'informazione? Io ti avviso, ti informo, di questo quello e quest'altro fatto. Per cui l'informazione non è altro che l'anticamera delle supposte verità soggettive che saranno nel cervello di chi scrive, di chi parla e di chi legge e recepisce tale informazione. E visto che siamo in vena di “post”: il post-renzismo è riuscito là dove nessuno si era spinto, in quel repentino voler censurare le bufale su Facebook e le fake news che impazzano in rete per gettar discredito e di rimando attaccare l'informazione che passa sul Web. Tanto per iniziare, l'antesignano inquisitore in Italia fu il cav. Silvio Berlusconi che lo vide subito come nemico per il suo impero televisivo .”Queste robe […] non portano manco mezzo voto” (cit. 8 gennaio 2015 «Corriere della Sera»). Vaticinio alquanto funesto in quanto Grillo ci ha costruito addirittura il Movimento! In questi giorni pure gli “stati generali renziani” hanno sentenziato per voce di Petruzzella (Antitrust) che in un'intervista al Financial Times, ha affermato: “contro la diffusione delle false notizie serve una rete di organismi nazionali indipendenti ma coordinata da Bruxelles e modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capaci di identificare le bufale online che danneggiano l’interesse pubblico, rimuoverle dal web e nel caso imporre sanzioni a chi le mette in circolazione”. Ma perché scomodare addirittura l'Europa? Beh lapalissiano, per i sostenitori dell’informazione “tradizionale” come “verità”: chi possiede l'informazione possiede anche la verità! Ma come si comunica a livello giornalistico l’informazione? Attraverso le notizie, e cos'è la notizia ? A livello politico in quanto tale la notizia, di per sé non ha significato è l’interpretazione del fatto, che spetta al giornalista o a chi la crea. Creare la notizia e decidere se pubblicarla o meno significa far esistere o meno la verità nel e del momento. Un fatto soprattutto politico ha senso solo se interpretato perché da solo non esiste. Esempio: definire come “ grillini” gli attivisti del M5S è una scelta, una visione precisa del mondo, così come decidere se riportare o meno una notizia, quanto spazio concederle è pur sempre un modo per influenzare l’opinione pubblica e determinare l’agenda politica di un Paese. In breve: parte dell’opinione pubblica e del potere attinge dai media tradizionali, visto che condivide la loro visione del mondo, l’altra, non rappresentata si è costruita fonti d’informazione e d’opinione alternativa e il potere se n’è accorto racchiudendo tutta la propria preoccupazione nel termine “populismo” che non è altro che un insieme di notizie o enunciati svincolati dai filtri istituzionali (politically incorrect).
Quindi la verità come postulato insieme al bello e al buono lasciamola per favore ancora come materia alla filosofia se no rischiamo di creare a sua volta una post-filosofia ! L’INNOMINATO