martedì 26 maggio 2020

Seconda Fase

Ho iniziato citando un verso mesi fa: "la libertà, quel nome scritto sul carro degli uragani... ". Continuo a farneticare dopo i mesi di lockdown partendo dai "Discorsi" di Machiavelli: "principi, nobili e popolo dovrebbero aver tutti la loro parte nella costituzione; allora questi poteri si terrebbero reciprocamente sotto controllo". È la dottrina cd. del controllo e degli equilibri che se non avessi letto il titolo del libro avrei giurato essere stato scritto da Montesquieu. Il termine Libertà è qualcosa che sentiamo pronunciare almeno una volta al giorno, inflazionato come quella di mamma e babbo quasi, e come queste ultime mi sono chiesto cosa abbiano per ognuno di così tanto prezioso. Ecco essa è PREZIOSA! Mi direte che sono degno scopritore dell'acqua calda perché è ciò che ha careterizzato la storia della filosofia occidentale nel suo dinamismo e metamorfismo incessante dalle origini del pensiero fino ad oggi. Nell'antica Grecia appare da subito concetto CONFLITTUALE. La si oppone cioè ad un nemico sia esterno (persiani, ateniesi, spartani) o interno (ad Atene alla tirannide). Come non ricordare Seneca che cita Socrate in de tranquillitate animi: "non si poteva presentare agli animi nemmeno un barlume di speranza di riacquistare la libertà, né si profilava spazio ad alcun rimedio contro tanta violenza di mali, da dove infatti recuperare tanti Armodii per la povera città? Eppure c'era Socrate a consolare i senatori affranti, esortava quanti disperavano della repubblica, ai ricchi che temevano a causa delle loro ricchezze rimproverava un tardivo pentimento di una cupidigia foriera di pericolo e a quanti desiderosi di imitarlo andava portando un grande esempio, col suo incedere libero fra i trenta dominatori. Tuttavia quest'uomo la stessa Atene lo uccise in carcere, e la Libertà non tollero' la libertà di colui che aveva sfidato la schiera compatta dei tiranni... ". Di questa elaborazione ne risentirono anche i Romani, sebbene ne riuscirono a mettere a fuoco meglio sia gli aspetti individuali che collettivi, essendo più pragmatici. Per essi la Libertas è lo stato soggettivo dei cittadini, ciò che rende persona il cittadino e lo distingue dal servo e dallo schiavo. Si compie totalmente l'associazione fra libertà individuale e libertà politica. Nel senso che non può esservi politica, ma solo tirannide e oppressione, senza libertà. Del resto l'autore del Principe, nei Discorsi, considera Giulio Cesare un tiranno e Bruto un liberatore. Non ve l'aspettavate questa da Machiavelli?? Conferma indiretta di ciò che dico me la fornisce Predhommeaux quando nella "tragedia di Spartaco" rileva come quella rivolta servile, la terza, non arrecava nulla di nuovo, nessun principio nuovo, alla società romana. Il proclama lanciato da Spartaco era di mera rivendicazione, chiedeva solo pari diritti, ma nell'alveo già codificato dai romani del concetto di libertà. Il ribelle respingeva la servitù per affermarsi uguale al padrone. Non apporta cioè nulla di nuovo alla evoluzione del concetto, voleva essere solo una mera addizione di taluni soggetti nella libertà già goduta dagli altri. Una mera rivendicazione insomma a cui i romani risposero con la ferocia che conosciamo. Sarà il Cristianesimo che sfiderà in radice, nell'an, il concetto di libertà dei romani rivoluzionandolo, e lo fa laddove proclama il trionfo della libertà di Cristo sulla morte e con essa l'annuncio di una vita ultraterrena. A questo sostanziale scompiglio di dati la cultura romana non seppe rispondere e ne fu travolta... To be continued... 
Roberto Urbinati