giovedì 21 maggio 2020

Io Sono Spartaco

Spartaco (Kirk Douglas) as Matteo Renzye
Antonino (Tony Curtis) as Teresa Bellanova
Lentulo Batiato (Peter Ustinov) as Giuseppy Conte
Varinia (Jean Simmonson) as Pierferdy Casini
Sempronio Gracco (Charles Laugthon) as Sergio Mattarella
il silente Marco Licinio Crasso (Lawrence Olivier) as Matteo Salvini
Gneo Pompeo Magno… as Giorgia Meloni
I Pirati Cilici
La Plebe di Roma
In periodo di lockdown, ovvero di confinamento in casa, in tv hanno trasmesso un numero incredibile di films e alcuni colossal hollywoodiani. Mi sono immaginato come il trio Lopez, Solenghi, Marchesini avrebbe rivisitato e parodiato il film Spartaco. Il Gran Ciambellano di Conte, Rocco Casalino, avrebbe certamente ricoperto il ruolo del regista Stanley Kubrick. Spartaco/Renzye avrebbe sicuramente dominato la scena come indiscusso caratterista, pur non rimanendo insensibile agli sguardi languidi e ai consigli di Varinia/Pierferdy. La trama sarebbe stata delle più classiche e collaudate: mettere in scena una formidabile storia di “distrazione di massa”, per distogliere l’attenzione dai problemi reali e sollevare le solite cortine fumogene utili per rimestare in situazioni poco chiare. Ci voleva un colpo di scena. E così la “tenera” Antonino/Bellanova è stata comandata dall’eroico Spartaco/Renzye di inventarsi il problema dei problemi, la vexata quaestio che toglie il sonno agli Italiani, l’argomento che più hanno a cuore gli Stati flagellati dal virus, cioè la “Regolarizzazione dei clandestini” che raccolgono i pomodori e le bietole in campagna, i quali una volta entrati nelle schiere dei gladiatori piddini, avrebbero votato per loro. Due “lacrimucce” sono servite ad intenerire il “core” delle nonne d’Italia e a rassicurare Curie e cooperative che nulla sarebbe venuto loro meno. Poi sulle questioni del calo preoccupante del PIL, di settori come quello del turismo e della ristorazione completamente saltati, dei giovani e meno giovani precari, dei cassa integrati, degli autonomi e professionisti senza alcuna tutela sociale o aiuti dalle banche e, tanto meno, a fondo perduto, che non rientrano né nel reddito di cittadinanza, né in quello di emergenza, pazienza… sono cose loro… che si arrangino, tanto hanno l’italico talento e se la caveranno lo stesso. Nel frattempo il lenone Lentulo Batiato/Conte, smarrito l’apriscatole che doveva servire ad aprire il Parlamento come una scatola di tonno, ha rassicurato i soliti pirati cilici, convertendo la ditta degli eletti miracolati grillini in uno stantio poltronificio da fare invidia a “Poltrone e sofà”. Così facendo, si sta apparecchiando la tavola per l’abbuffata con i soliti “amici”, attraverso l’elargizione di soldi garantiti dallo Stato, cioè da noi: 6 miliardi a FIAT, 2 miliardi alla società ATLANTA dei Benetton (autostrade ed aeroporti) [ma Toninelli non voleva, all’epoca del crollo del ponte Morandi, togliere le concessioni?], altri soldi a Eataly del mitico Oscar Farinetti, amicissimo di Spartaco/Renzye e delle truppe gladiatorie piddine, sempre pronto tra un sorriso, un baffo ed una leccatina al governo, a beccarsi favori d’immagine e finanziamenti, e l’elenco continua. Su tutti Sempronio Gracco/Mattarella detto il Silente, pronto a firmare di tutto senza scomporsi di un capello. Una sua recente esternazione veramente epocale è quella sul tema dell’omofobia, altro argomento che agita i sonni di milioni di Italiani. Ma ormai il film, o meglio lo psicodramma, volge al termine. Marco Licinio Crasso/Salvini e Pompeo/Meloni stanno raggruppando le truppe dell’italica plebe, del popolo delle partite iva e dei disoccupati, dei cassa integrati e dei lavoratori precari, dei padri e delle madri di famiglia preoccupati per il loro futuro e per quello dei loro figli, che si sono proprio “rotti li cojoni”. Stretti da tale morsa, non è detto che Spartaco/Renzye e i suoi seguaci non facciano la fine di Spartaco nel film di Kubrick. 
 Don Camillo