domenica 31 maggio 2020

Il Travaglio del DJ Fofo

Dalle intercettazioni, come "non" riporta Repubblica, emerge l’attivismo di Stefano Erbani, consigliere per la giustizia del presidente Mattarella (“non può imperversare così”, “decide tutto Erbani”, si sfogano i magistrati). Un altro consigliere di Mattarella, Gianfranco Astori, invitava Palamara (già non più membro del Csm, al Quirinale (“vogliamo fare da me al Q?”). Inutile, il silenzio sembra la strategia preferita da Mattarella, che, ricordo alla Cavallini 5S, così lo può copincollare, è il presidente del Csm, Non dimentichiamo anche il silenzio durante tutta l’emergenza coronavirus, mentre il presidente del Consiglio Conte assumeva ed esercitava “pieni poteri” grazie a un decreto legge, firmato senza esitazioni (?) dal presidente, che gli attribuiva carta bianca per disporre delle libertà fondamentali dei cittadini a colpi di Dpcm. I costituzionalisti del blog affermano che non hanno forza di legge, quindi calpestando (leggermente) il giardino costituzionale. che anche noi abbiamo dedicato a Fellini. Lo scandalo non risparmia Via Arenula (di pochi giorni fa le dimissioni (solo) del capo di gabinetto del ministro Bonafede, Fulvio Baldi, di Unicost, più volte intercettato in conversazioni con Palamara sulle toghe da sponsorizzare), né i giornalisti e non è un caso che le chat diffuse in questi giorni non le ritroviamo sui giornaloni mainstream, sempre pronti a offrire paginate di intercettazioni che riguardano i politici e contestazioni a Salvini. La moral suasion non poteva rivolgersi al DJ FoFo? Una autentica caricatura ministeriale, con i mafiosi che vanno e vengono. Attorno a Palamara ruotavano i più noti giornalisti di giudiziaria. La stessa commedia vale anche per modeste testate locali. Si legge lontano un miglio l'origine delle veline pronte per l'uso. Gnassi usa i piccioni. Quello che emerge, non contestabile dalle chat e dalle intercettazioni, è la spartizione dei posti di vertice degli uffici giudiziari e degli incarichi al Ministero della giustizia tra le correnti dell’Anm, non senza faide interne. Il partito di riferimento, direi unico con il suo misero ed irripetibile 20% prende tutto il mazzo delle nomine. I risultati sono accertabili anche in loco. I renziani Luca Lotti e Cosimo Ferri, sono intermediari di lusso. Anche la splendida Etruria ha recitato la sua parte (?). La procura più ambita politicamente era quella di Roma, sostenevano il procuratore generale di Firenze Marcello Viola in discontinuità con l’uscente Pignatone. Dietro al velo di ipocrisia dell’obbligatorietà dell’azione penale, sono i capi delle procure o addirittura i singoli pubblici ministeri, a determinare la politica giudiziaria dei loro uffici, scegliendo su quali reati concentrarsi, a quali casi dare la precedenza e quali invece mettere su un binario morto. Non vi ricorda niente giornalisti (?) riminesi? Sono almeno 30 anni che va avanti così. Solo Cossiga raccontò di aver fatto circondare Palazzo dei Marescialli dai carabinieri. Lo hanno fatto passare per matto!!,