domenica 2 settembre 2012

FreeBorg

FreeBorg, liberate il Borgo San Giuliano dai mestieranti improvvisati. Festa del Borgo e Lirica, un connubio impossibile se organizzato dai riminesi. Abbiamo ancora vivo il ricordo della serata organizzata dal santarcangiolese Succi di fronte al Grand Hotel di Rimini. Un palco ed un impianto audio da concertone U2 per intenderci. Da riminesi attendiamo sempre con ansia la festa del borgo San Giuliano, ma il leitmotive politico di quest’anno Freeborg=Friburgo qualche dubbio e aspettativa legittima l’aveva fatta nascere. Attenzione, parteciperemo sempre ad una festa “da borgo” con o senza Friburgo. Ma eccoci al borgo. Solita difficoltà a trovar parcheggio perché a San Giuliano il riminese Doc va in bicicletta, non in macchina. Ci troviamo a percorrere già alle 19 le strette vie, ascoltando i vari gruppi al sound check, osservando già le prime tavole imbandite all’esterno, curiosando nei piccoli appartamenti aperti per l’occasione, una volta povere stamberghe dei pescatori, oggi alcove raffinate e chic di noti politicotti locali, commercialisti, avvocati, sammarinesi, ma non solo. Di corsa occupiamo un tavolo sotto il tendone adiacente l’invaso del Tiberio. Il problema non è tanto i costi alti delle pietanze, poco da borgo onestamente, quanto l’impossibilità di pagare poiché costretti in un bugigattolo assurdo con quattro battitori di cassa non funzionanti, ed i poveri volontari cassieri costretti a far di conto a mano. Risolto il problema tecnico? Non lo so, la pazienza era scaduta. La copertura di alcuni vicoli con le vele da windsurf è stata un’idea veramente originale, riappropriarsi della riva del canale con i vini del colli di Rimini ci ricordava Parigi e Roma con i locali sulle sponde dei fiumi Senna e Tevere. Il fatto che abbiano individuato per i nostri vini il luogo del sorcio, il luogo più nascosto del borgo è testimonianza del fatto che le produzioni enologiche nostrane ne devono fare ancora di strada per arrivare almeno al livello stradale dell’osteria da Pirinela. Belle le ceramiche che nei vicoli ricordavano i nomi delle imbarcazioni e delle famiglie di pescatori, poi gli anziani che aiutavano i giovanissimi a spennare la pannocchie di grano con i residuati tecnologici d’inizio secolo e le facce dei finti borghigiani. Ma è il concerto lirico il nostro obiettivo, il coro Galli, l’orchestrona coinvolta, quel palco montato a ridosso dell’invaso, sul terreno dove una volta scorreva il Marecula. Assistiamo anche alle prove, e qualche altro punto interrogativo sorge spontaneo. Quelle casse saranno sufficienti? La risposta arriva alla 21.30. Non si sente quasi nulla del capolavoro di Verdi, il Dies Irae. A parte qualche slancio del coro, la solista Catrani si sente leggermente, la lettrice sulla lancia in mezzo alla fogna-invaso del Tiberio si percepisce, stessa sorte per gli altri solisti. Grazie a Dio i fuochi d’artificio che inframmezzano l’esibizione ci ridestano dalla delusione. Consigliamo fra due anni al presidente de la Società de Borg di chiedere la consulenza a professionisti come Succi per attività del genere. FreeBorg! Liberate il Borgo dai mestieranti improvvisati!

PS 
inutile parlare dell’affluenza della gente. La festa del Borgo San Giuliano sarà sempre affollata, ci sarà sempre gente nei vicoli e nelle osterie improvvisate per una piadina da 5,50 euro (10.000 lire, non ci fate caso vero?), ed un fritto misto della MARR.
 PPS
grazie a tutti i volontari della Società de Borg nei vicoli, nelle osterie, negli stand gastronomici. Ogni tanto però ponetevi qualche domanda, oltre a credere ciecamente al giovane nostromo della nave! 
 Mark Towers