giovedì 20 settembre 2012

Il Camper

C' è una mossa, che rende Renzi indigeribile non tanto alla base del suo partito, ma più in generale alla cultura di sinistra di matrice sessantottina. Qui, nonostante tutto, sopravvive ancora l’idea che la politica sia una missione etica, che la sinistra rappresenti la parte migliore del Paese, che chi vota a destra possa essere mosso solo dall’interesse o dall’ignoranza. Su questo la rottura del sindaco di Firenze è totale e senza alcuna incertezza. L’appello di Renzi agli elettori del Pdl, prima che una mossa politica, è la conseguenza logica della sua analisi della società italiana e del suo atteggiamento verso gli elettori. E’ perché non pensa che gli «altri», i cittadini di destra, siano «la parte peggiore del Paese» che Renzi può concludere il suo discorso descrivendo la politica con parole come «leggerezza», «sorriso sulle labbra», «Voglia di non parlare male degli altri». Per lui è naturale, perché vede l’elettore di destra come una persona a tutti gli effetti, e non come un’entità malsana, da neutralizzare, combattere, o tutt’al più rieducare. E il fatto che, sul versante di Bersani, questo passaggio sia letto in chiave strettamente politica, come un’incapacità di Renzi di rompere senza ambiguità con il berlusconismo, mostra solo quanto lunga sia la strada che la sinistra deve compiere per superare il complesso di superiorità che ancora l’affligge. Per il militante di sinistra medio è semplicemente inconcepibile che una persona che ha votato per Berlusconi possa essere una persona per bene. Per questo non capisce come se ne possa chiedere il voto. Per questo Renzi gli risulta letteralmente incomprensibile. E per questo, temo, la strada di Renzi dentro il suo partito sarà molto in salita.

luca ricolfi