giovedì 13 settembre 2012

Sotto il Tavolo

Situazione strana quella della politica italiana oggi, per molti versi ricorda quella del ‘92. Il terremoto di tangentopoli rase al suolo un sistema; oggi l’avvento del governo tecnico ha fatto altrettanto, ma i partiti sembrano non accorgersene. Da una parte c’è il PDL, totalmente inebetito, con un Berlusoni che si ricandida per raccogliere qualche punto percentuale in più grazie ai nostalgici dell’ancien regime, ma consapevole del fatto che le cose non andranno come cinque anni fa. Dall’altra parte un PD caotico, confuso, litigioso dentro e fuori le mura e con una voglia di governo che fa assomigliare i dirigenti ad un branco di lupi affamati che si stanno avvicinando alla carcassa. Peccato però che la carcassa siamo noi. Anche la sfida tra Bersani e Renzi, più che essere l’opzione tra il vecchio e il nuovo, è la solita storia che accompagna il PD dalla sua nascita: un ex margherita che credeva di aver trovato un partito nuovo, contro un ex comunista che non tollera che qualcun altro metta becco in quella che continua a considerare casa sua. IDV, SEL e Lega, assieme all’opposizione, in questo scenario sono contorni insipidi, che potranno prendere sapore solo se saranno determinanti nel gioco delle alleanze. Senza più ormai alcun pudore, anche nelle loro dichiarazioni, PD e PDL non vedono l’ora di cacciare Monti per spartirsi i posti in caso di vittoria ma, dato non secondario in un momento come questo, non hanno mai accennato ad un’agenda alternativa; da loro non si è mai udita una proposta programmatica circostanziata ed attuabile. In questo quadro, sono indubbiamente più furbi Grillo e Casini. Grillo, urla nelle piazze da sempre argomenti validissimi, contro la casta, contro chi ha creato il casino in cui ci troviamo, contro chi non ha avuto la capacità di risolvere i problemi e ora, dopo che ci si è dovuti arrendere e dare in mano tutto ai tecnici, con la faccia tosta di sempre, torna a chiedere voti per avere un’altra possibilità. Peccato che il culo sia il nostro, dice Grillo, e se in 20 anni di parlamento uno non è riuscito a far nulla per evitare di arrivare al punto in cui siamo, non ti spieghi perché venga a chiederti nuovamente di votarlo, o meglio te lo spieghi e ti incazzi. Bravo Beppe. È lui la grande novità di questa terza Repubblica che stenta a nascere, anzi, ne è la levatrice, perché se la terza Repubblica nascerà, il merito sarà suo che spazzerà via, con una percentuale a doppia cifra, gli incapaci della seconda, il ginecologo consigliere regionale Piva con l'aggiunta della simpatica Donatella, direbbe che dopo il parto la levatrice non serve più, a lui è servito il neonato partito. Casini, invece, non urla in piazza, ma sussurra nelle sagrestie dei palazzi del potere, per creare un grande contenitore (guai a chiamarlo partito, il Vaticano si raffredderebbe) capace di far fruttare l’esperienza del governo tecnico e raccogliere, attorno a questa, un buon numero di moderati, ormai lontani dal disastro dei partiti tradizionali e lontani anche dalla “sua” UDC; non a caso, abbozzato il progetto, il nome di Casini è sparito dal simbolo del partito. L’unico modo che hanno PD e PDL per segare le gambe a queste due novità è quello di non modificare la legge elettorale, opzione che farebbe imbufalire tutti gli italiani, forse anche Napolitano, ma, come si suol dire, mors tua, vita mea. Il vero rischio di questo scenario è che, dopo il voto, non ci sia un governo capace di governare, sia per carenza di numeri, sia per leggerezza dei componenti. Ma in definitiva a noi riminesi che ce ne importa? Non ci sono tutti sti problemi come qualche disfattista va raccontando: parola di Andrea. Mentre lo portavano ad inaugurare lo spettacolo delle frecce tricolori, Gnassi ha dichiarato: a Rimini non siamo mai volati così in alto! I lettori dell’articolo stanno ancora cercando le proprie palle sotto il tavolo.