Non c’è alcun dubbio, è un precursore.
Nella storia recente, o perlomeno nella recente memoria digitale di Google, non c’è traccia di un Sindaco che bestemmia in pieno Consiglio Comunale. Altri lo hanno fatto. Presidenti di Consiglio, Consiglieri Comunali, ma, a quanto risulta, mai un Primo Cittadino.
Nel 2013 Nilo Martin, Consigliere Comunale di Pravisdomini, provincia di Pordenone, tira un moccolo quasi inconsapevole. Da quelle parti si sa, è quasi un intercalare. Fatto sta che, quando si rende conto di quello che ha detto, si scusa e consegna immediate ed irrevocabili dimissioni.
Non altrettanto spontaneo l’allontanamento di Andrea Alzetta che, nel 2010, è stato espulso dal Consiglio Comunale di Roma per oltraggio all’Aula. La sua colpa è stata quella di voler enfatizzare un “vergognatevi” con una bestemmia urlata.
Per dovere di cronaca e par condicio politica citiamo anche la blasfemia impunita del Leghista Mario Rosset, che si è fatto notare nel Consiglio Comunale di Treviso (2006) e la bestemmia educata di Francesco Rubino, Presidente del Consiglio Comunale di Sassuolo, che, dopo aver capito di essere finito su Youtube, si scusa affranto (2011).
Peccato veniale o reato? Secondo il vigente articolo di legge la bestemmia pubblica è un reato ed è punibile con un’ammenda dalle 50 alle 300 Euro, probabilmente l’ammontare dipende dalla convinzione, la legge non specifica. Per le caratteristiche di punibilità c’è invece una certa precisione, infatti per violare il Decreto Legislativo 507 le condizioni sono:
l’autore della bestemmia può essere chiunque, anche un ateo;
si concretizza nella sua semplice attuazione, indipendentemente dalle reali intenzioni dell’autore;
il fatto che sia diventata una consuetudine, o che lo sia in certi ambienti, è irrilevante;
devono essere chiaramente individuate le parole profferite;
deve avvenire in luogo pubblico o aperto al pubblico; non è illecito quindi bestemmiare nella propria abitazione;
devono essere presenti almeno due persone;
non rientrano nella fattispecie le rappresentazioni figurate, i gesti, gli atti offensivi.
Tornado al nostro primatista locale. Pare che la bestemmia fosse indirizzata alla sua stessa maggioranza per l’incapacità di gestire lo strumentale Ordine del Giorno contro Forza Nuova, fatto passare davanti a tutto, nonostante la sua palese inutilità. Ricordiamo infatti che contro il Movimento Politico in oggetto, ormai un anno fa, Emma Petitti aveva interrogato senza risultato il Ministero dell’Interno e che l’inutile recente Ordine del Giorno, presentato da Pazzaglia (SEL) e Galvani (FDS), aveva l’unico scopo di alleggerire la coscienza dall’ipermercato appena approvato in via della Fiera.
Comunque sia, il Primo Cittadino bolla come falsità le accuse che gli sono state rivolte, ma, dal confronto delle testimonianze, appaiono evidenti alcune incoerenze. La maggioranza (qualsiasi cosa essa sia) dice di non aver sentito nulla e Gnassi sostiene di aver detto solo “Ziopo’”, ma l’Assessore Lisi dice di aver sentito distintamente il nome dell’Altissimo (che non è Zio n.d.r.) e il Consigliere Bertino Astolfi la seconda parte. 1+1=…
Noi di Citizen non eravamo presenti, ma se proprio dobbiamo scegliere tra la testimonianze di Camporesi e Tamburini e le affermazioni di uno che firma lettere di comarketing a sua insaputa… beh la decisione è piuttosto semplice.
P.S.
Quest’oggi unendo gli sforzi e le menti di 5 ectoplasmi della maggioranza, roba da 6 interrogazioni all’anno se li sommi, hanno prodotto una lettera da far pubblicare alla Voce, tra l’altro senza identificarsi come consiglieri di maggioranza. Bertozzi, Morolli, Giorgetti (chi?), Piccari e Mazzocchi in un bricolage di luoghi comuni hanno accusato il Movimento di strizzare l’occhio a Forza Nuova. Se il Movimento di Rimini fosse tanto disperato da far qualsiasi cosa per avere l’appoggio di 6 persone in più, tanti sono quelli di FN, gli sarebbe bastato far vedere il report operativo dei firmatari della lettera a sei dei loro elettori.
Davide Cardone
[@DadoCardone]