venerdì 28 novembre 2014

Riceviamo e Pubblichiamo

L’articolo di ieri intitolato “Straordinario? Non tanto.” a firma Woland, a prima vista ci sembrava molto difficile ma evidentemente ci sbagliavamo o abbiamo sottovalutato le capacità culturali dei nostri lettori. Infatti abbiamo ricevuto moltissimi consensi. Restandoci però qualche passaggio un po’ ostico abbiamo chiesto un breve commento al “Cancelliere” a cui l’articolo faceva riferimento. Ci ha risposto così con la solita cortesia: “Caro Lugaresi ti ringrazio per le gentili parole e cerco di rispondere in breve ai quesiti più importanti che mi hai posto dando ai lettori semplicemente le fonti e i termini di riferimento di quanto scritto. 1) Innanzi tutto i complimenti andrebbero rivolti, se del caso, all’amico Woland che ha riassunto brillantemente il contenuto di un paio di articoletti scritti molti anni fa (2008-2009) su “Rimini Politica” 2) Il termine “neo feudalesimo” non è del tutto originale in quanto da un paio di anni è usato da vari commentatori e studiosi proprio per delineare l’ipotetica futura società che scaturirà, prima o poi, dalla attuale grande depressione. Devo dire che in questo senso il commento dell’amico Woland è uno dei più brillanti che abbia mai letto, ben superiore ai miei vecchi scrittarelli. 3) complimenti ai lettori che nel termine “Castello” presente nell’articolo hanno ben individuato un riferimento all’omonimo romanzo di Franz Kafka. Ad un centinaio di anni di distanza dalla sua stesura il racconto dello straordinario scrittore praghese proprio sui rapporti sociali tra “Il villaggio” e la burocrazia del “Castello” appaiono singolarmente profetici, quasi egli avesse potuto “antivedere”, usando le parole del maestro Dante Alighieri, un futuro terribile distante un secolo. Pur sapendo che non è facile inviterei gli interessati nella sterminata bibliografia dedicata a Kafka negli ultimi 50 anni a leggere il libro di Roberto Calasso pubblicato da Adelphi nel 2002 intitolato “K”. Quanto invece ai rapporti tra la attuale rivoluzione post grande depressione che assimilerà il nostro futuro a quello dei plebani del periodo post carolingio, suggerirei la lettura della straordinaria opera di Robert Ian Moore pubblicata negli Stati uniti nel 1987 e riveduta e ampliata in Italia da Laterza nel 2000 intitolata: “950-1250, la prima rivoluzione europea”. Nell’opera del grande storico angloamericano si coglie perfettamente, anche qui, con un anticipo di almeno 30 anni, quel che avrebbe prodotto la totale monetarizzazione dell’economia paradossalmente iniziata proprio mille anni fa. E’ un testo non facilissimo ma capitale per chi voglia capire qualcosa del tempo presente. Curioso è anche il fatto che Moore diversi anni prima del dissolvimento dell’impero sovietico e della nascita dell’unipolarismo occidentale (o più esattamente americano) abbia con un parallelo ardito ma convincente compreso la “rivoluzione occidentale” porti in se due elementi inscindibili: in primo luogo la ridistribuzione e concentrazione del potere economico in un numero sempre più ristretto di individui. Cosi avvenne nel XI°-XII° secolo, così avviene ora. In secondo luogo questo tipo di rivoluzione, che parte dalla classe dominante, porta necessariamente a una attività quasi frenetica di colonizzazione, sottomissione, distruzione di tutte le realtà coeve non coerenti. E’ quanto si sta verificando in questi anni, e in questi mesi in modo parossistico, con l’attacco occidentale alla realtà della Federazione Russa in un tentativo totalizzante di assimilare e sottomettere anche questa civiltà ai “valori assoluti” autodefiniti, autoimposti e da imporre all’esterno, del nuovo ”ordine mondiale” che come la civiltà feudale compiuta del XII° secolo contiene nella mente dei suoi fautori “ogni bene e ogni verità”. Tutto il resto, ora come allora, non può che essere eresia e quindi va distrutto. Ed è quello che si cerca di fare oggi. Ovviamente per approfondire quanto ho malamente riassunto andrebbe letta non solo la capitale opera di Robert Ian Moore (per fortuna tradotta in italiano) ma anche alcune parti della grande bibliografia che egli indica. Cosa che capisco non facile, comunque spero di averti risposto su un argomento obiettivamente difficile e su cui Woland nel suo riassunto è stato più bravo di me.” Con stima. 
Il Cancelliere