mercoledì 19 novembre 2014

Tor Sapienza

Una tempesta in un bicchiere d'acqua piovana. Forse sbaglio, ma sono convinto che il peccato originale della vicenda risieda nel fatto che agli occhi di una cittadinanza emarginata, gli immigrati sembravano giovani turisti in vacanza pagata a Tor Sapienza. Il minimo gesto sopra le basse righe, tipico anche di giovanili intemperanze, veniva assunto come prepotenze insopportabili. Che lo stuolo di fenomeni giornalistici e religiosi di contorno o gli strumentalizzatori di professione tentino sempre di piegare i fatti alle loro stupide ragioni, lascia la Sapienza e la Tor nello stesso luogo invivibile. Non è però pensabile che si acquisti un biglietto per sempre anche se molto giovani. Colgo l'occasione per segnalare che l'interpretazione della "romana" Taverna è stata dialettalmente impeccabile, senza nessun timore personale, questo mi piace, se non si fosse dimenticata volutamente che lei è una "politica" magari per caso, ma frequenta con molta regolarità le aule più importanti del Paese. La pugnettina della distinzione dagli altri è diventata indisponente, oltre che farisaica. Grillo ha convinto una volta, adesso sembra una presa per il culo. In ogni caso è stata brava, interpretazione adatta al paesaggio culturale che l'attorniava, compresa la piddina che contestava per farsi riprendere. L'errore della Taverna è lo stesso che ha commesso Beppe a Genova. Non capire che il ruolo della "politica", quella corretta, comprensibile da tutti è diverso da quello della protesta sempre e su tutto, senza indicare una soluzione alternativa. La protesta dal basso è un meccanismo inerziale, il motivo scatenante si legittima in ragione della quantità di quelli che la sostengono. L'identità di chi protesta diventa la ragione stessa. Se presumi di rappresentarla è scontato che ti mandino a fanculo, l'ipotetico luogo grillino per eccellenza. In questo frangente, qualsiasi politico, che si presenta è un nemico. La furbizia democristiana si vede, Melbourne è lontanissima dai disastri, le ultime uscite di Pittibimbo anche quelle a secco non sono state dei bagni di folla. La panchina quirinalizia ad Ischia dovrà essere sorvegliata. Non puoi affamare un Paese con sette anni di Tibet recessivo e sperare che la gente ti abbracci. Ormai non becca più nessuno, non c'è spazio per sentimenti e gratitudini, solo al consiglio comunale di Rimini, i giovani o meno rampolli demopiddini sono in grado di garantire i lussuosi stipendi di Hera. Fanno bene non si sa mai che domani possa toccare anche a loro. Ce l'ha fatta Bernabè.

P.S.
Ho usato nella foto, con il permesso dell'amico Puccio Bernardi, la "cintura di castità" per le teste... amministranti. Sarebbe il premio per quelli che vogliono spostare il Mercato