mercoledì 29 aprile 2020

Cos'è la destra cos'è la sinistra.

Cos'è la destra, cos'è la sinistra. Un dilemma ormai amletico a cui neppure Norberto B. (non metto il cognome, troppo facile), pur aiutato da Gaber, saprebbe tentare di rispondere. Pare sia tornata la constatazione oggettiva, empirica iniziale, anche se non amichevole. Una mera connotazione geografica degli scranni che, nemmeno se dotati di scanner e visioni aeree da predator, potremmo identificare con certezza. La sinistra è quella che siede nella parte mancina al presidente dell'emiciclo, come succede dal 1789, quando agli Stati generali convocati da Luigi XVI, i rappresentanti più rivoluzionari del terzo stato ivi presero posizione. Da allora la sinistra è cresciuta e si è divisa giustamente e fortunatamente in una pluralità di rivoli, alcuni dei quali pian pian hanno perduto forza fino a discoltivarsi. Credo di appartenere orgogliosamente e dignitosamente ad una di questi, che taluni chiamano la "sinistra che perde". Tuttavia mi permetto: dipende da quali siano i valori di riferimento, interessi che si servono e gli obiettivi finali. Per quanto mi riguarda la giustizia sociale, l'eguaglianza, il progresso civile e sociale, nonché il processo di affrancamento ed emancipazione dei più deboli dai lacci e lacciuli della morale aristocratico borghese, stando ben attento a non svendere i diritti e le libertà sociali con quelle individuali o di nicchia. I diritti civili debbono procedere contemperati e in linea con quelli sociali. Mantenere serrati i ranghi! Perché senza supporto economico minimo non esiste margine di manovra per costituire la famiglia, che sia etero od omo è un dettaglio ininfluente. Ho assistito al baratto degli uni per una punta di privilegio sugli altri, in un tripudio a ricerca di consensi antistorica e ingiusta. O procedono insieme le giuste esigenze o sarà un fuoco di paglia giacché entrambe, negli strati sociali da terzo stato, di fatto irrealizzabili. Ciò che è scritto sulla carta non è concretamente fruibile per difetto di pecunia e per eccesso di precarietà. Nella mia storia intellettuale a servizio della politica, che ancora continua, ho assistito a questo contrabbando indegno. Ciliegina sulla torta di quella terza via fallita proprio sul dato economico, come pronosticato. Annientata da coloro a cui hanno concesso pure il dicrimen politico di allargare o stringere i lacci della corda che contiene il globalizzato malloppo nelle mani dolosamente lasciate a pochissimi in un pactum scelleris per sopravvivere oltre se stessi. E siamo qua a decidere se è di destra farsi la vasca o sia di sinistra la doccia, perché questo ci hanno lasciato! Ci hanno portato dove volevano. Al 18 politico senza fatica che non distingue me dalla sinistra che vince, sebbene abbia fallito nell'anima. Invece esiste eccome differenza! La rivendico! Hanno ottenuto più i nostri nonni analfabeti dei padri laureatisi politicamente o a prosciutti. Evidentemente non ci sarebbero riusciti altrimenti. E ora si ergono pure a fare moralismo spicciolo, deputati del nichilismo da centralismo democratico, senza mai un sussulto spirituale. Qua sta la rottura dei movimentisti poi perdutisi nei miasmi del reflusso. Ho studiato di uomini e donne che si sono spesi le monete più importanti per far progredire la società. Idealmente siediono tutte affianco a me, come mio figlio la sera, prima che arrivi Morfeo, vuole accanto i suoi peluche alla stregua dei pinets alla Charlie la coperta del Generale Giap. Le rivoluzioni servono solo a cambiare le classi dirigenti, alle volte si finisce meglio, troppe altre peggio. La saggezza di questo Paese lo sa. Ha scelto di cantare alla finestra mentre i leader escono dalle acque incontaminate grazie al PSBO in bolletta. Per fortuna non ho il physique du role per stare in quella sinistra. Per me non è solo una coordinata geografica ove conviene mettere al caldo il fondo schiena.
Roberto Urbinati