mercoledì 15 aprile 2020

Salute Pubblica

Siamo stati e ancora resistiamo quasi tutti a casa per ragioni di salute pubblica. Perché sappiamo che nella gerarchia delle fonti dopo la vita, viene la salute e poi la libertà, la quale nel contemperamento degli interessi in gioco deve contrarsi e affievolirsi per poi riespandersi quando l'emergenza sarà passata. Amici, assistiti, con una disciplina incredibile riversano la loro preoccupazione su di me condividendo le loro paure, timori e perplessità per il futuro. Non ho doti divinatorie, né sono mai stato a Delfi. Mi limito ad ascoltare, ad annuire quasi muto e rassegnato. È finito il tempo del so tutto... So di non sapere, piuttosto umile come un gatto quando si allontana per non far vedere che è arrivata la sua ora. Così per non far soffrire è meglio tacere. La gente per la stragrande maggioranza ha dimostrato una disciplina ed una grazia che non avrei mai creduto. Appartengo ad un popolo davvero serio e democraticamente capace di saper scegliere, salvo fisiologiche eccezioni. Il problema che si conclama è ancora una volta quello da sempre evidenziato della classe dirigente e delle modalità di selezione della medesima. Sono giunto alla conclusione che non li meritiamo. Sono lì perché non abbiamo alcuna diversa scelta e non vogliamo rinunciare alla democrazia. Essa sarà certamente imperfetta, discutibile, ma ad ognuno quando perde gli permette di tornare a casa fra i suoi affetti, cari e dedicarsi al proprio lavoro. Non è cosa da poco! Questa dote insita nel sistema me la fece notare troppi anni fa mio nonno, come la fragilità degli equilibri di cui si amanta. Spetta ad ognuno amarla come ci si prende cura del seme o di un figlio. Debbo dire che abbiamo dato dimostrazione di averla portata ad essere grande. Anche se è ormai matura e sempre da proteggere e consigliare proprio come fosse parte indissolubile di noi. La sfida che ci attende sarà grande, ma sono persuaso che non si defilera' nessuno e i ranghi saranno serrati come quelli di patrioti che combattono per il futuro dei loro nipoti, liberi e indipendenti di sceglierlo felicemente.
Roberto Urbinati