martedì 28 aprile 2020

Anima Dimenticata Capolavoro N°2

In un mondo globalizzato, dal commercio diseredato, l’Italia oggi non trova pace. 

Non troviamo pace noi italiani, e non per una questione di sospensione dentro un’attesa che non si sa a chi faccia capo. 

Ci siamo dimenticati di tutto, anzitutto di noi stessi, cittadini artigiani dei loro territori e tutti eredi, ognuno di noi erede di un pezzo di storia, testimoni dell’arte e della bellezza di angoli di terra che hanno anima latina.

Ecco, la nostra anima latina. Pure quella, dimenticata sull’asfalto. 

Ce lo ricordava l’altro grandioso Lucio. Battisti, con Anima Latina che altro non è che la storia che ci portiamo addosso. 

E’ il capolavoro numero 2. Una musica color ocra. Parole metalliche. Spinte sonore verso lo spazio. E poi ritornelli confusi battono un ritmo come cadute sulla terra secca e calda. 

E’ una mescolanza di rumori della natura psichedelica e della nebbia della terra sollevata dai passi di gioco, dei bambini sporchi, delle madri pulenti, dei soli caldi che tramontano su mari e colline. 

Non siamo solo italiani, siamo i latini che sanno stare sudici e appiccicosi fino all’ora di cena, per riavviare un motore, per ri-agganciare una catena, per levigare una tavola, al lavoro per portarci il pane a casa, a casa per condividere con la prole la bellezza di una passione tanto giusta quanto industriosa. 

La pubblicità sciupa l’olio del meccanismo che realizza le cose. Possiamo recuperare l’olio scansando la promozionalità che ci viene imposta come anima dello scambio. 

Tornare allo scambio, tornare al sapore del prodotto che si guadagna, condito di ingegno e pazienza. Scambiare le cose che prima degli scaffali, delle vetrine, dei portali, prima del petrolio, dei cantieri e degli stoccaggi, sono state dentro di noi, dentro le case vissute da grandi famiglie. 

Non ci si pensa più a quanto grande sia il valore che non si vede delle cose che scambiamo. Un’etichetta oggi appiana il gusto. Ci basti sapere che provenga da qualche posto preciso, forse solo sulla carta, ma non nel nostro cuore. 

Ogni pezzo ben definito unicamente dai passaggi di filiera. Non attraverso gli stalli di filiera dalle grandi e piccole ri-lavorazioni. Garantito che sia arrivato, tutto il resto vien disperso per strada. 

Vogliamo forse tornare un pò indietro…a quando Battisti scriveva ma svogliatamente cantava Anima Latina, e lo regalava a un pubblico già molto distratto, ancora non distrutto.

Queste non sono poesie, non son pensieri nè riflessioni

Sono riflessi di percezioni che restano tra i momenti del passato, magari nemmeno vissuto, certamente rispecchiato dai volti dei silenziosi costruttori di paese. 

Le anime latine hanno fatto le guerre ingiuste, hanno ricostruito l’Italia giusta, ma poi altre anime latine hanno perso i sensi inebriati da troppi scambi senz’anima. 

Paese nostro tornaci indietro, ti riprendiamo sporco e frammentato come ti trovi ora. 

Di ogni cosa possiamo riscoprirne il lavoro. Avere amore del pensiero che ha generato le cose. Avere cura del senso che l’uso delle cose trattiene e fa fluire poco alla volta. 

Rivogliamo indietro gli spazi latini dove dalla terra esce il sole dei frutti. Dalle case escono i fumi dei cibi caldi. Delle officine escono le opere che durano tanto quanto la loro grandiosità. 

Latina dimensione dell’operare. 

Latino territorio dove appoggiare le grandi idee.

Latino gusto dell’assaggio di ciò che è fatto.

Latino il dare e l’avere.

Latino il vivere e apprezzare. 

Giusta la dose di valore che l’anima suggerisce di dare. 

Un’anima latina.

Un’anima italiana.

Arianna Adanti