lunedì 27 aprile 2020

CS Co.Na.Mal

Sull’annunciata proroga delle concessioni balneari al 2033
Alcune agenzie di stampa riportano che il ministro Dario Franceschini << abbia proposto di inserire nel “decreto aprile” una norma per fugare ogni dubbio applicativo sulla proroga delle concessioni balneari, già disposta fino al 2033. Negli scorsi mesi, infatti, alcune amministrazioni hanno disapplicato la norma introdotta con la Legge di Bilancio del 2018: per fugare l’incertezza il Mibact “sembrerebbe proporre” (il condizionale è d’obbligo) “la sospensione di ogni procedimento di riassegnazione o riacquisizione eventualmente avviato”. Da quanto si apprende, il ministro Franceschini ha proposto di inserire nel “decreto aprile” una norma, nell’ambito della proroga delle concessioni balneari già disposta dalla legge n. 145 del 2018 fino al 2033, che fuga ogni dubbio applicativo di tale misura da parte degli enti locali >>. Non conoscendo i termini precisi della proposta la correttezza e la serietà che ci ha sempre contraddistinto ci impone di aspettare quanto meno una prima “bozza” della proposta per esprimerci e commentare. Questo però non ci esime dall’ esternare alcune preoccupazioni. L’ emergenza che in questo momento impone, sì, massima attenzione nell’ occuparsi dei seri problemi che coinvolgono tutto il tessuto economico, incluso ovviamente quello turistico-ricettivo,, non deve però scientemente, e quindi colpevolmente, per chi ricopre ruoli di responsabilità politica costituire l’ennesimo pretesto per evitare di risolvere il problema della illegittimità in cui versano le concessioni demaniali marittime, con l’aggravante di voler addirittura colpire quelle situazioni che invece si sono inserite nel solco della legalità con la predisposizione di pubbliche evidenze in conformità dei principi eurounitari e costituzionali. Assisteremmo ad un totale rovesciamento dei principi dello stato di diritto in nome della difesa delle rendite di posizione di pochi e non dell’interesse della collettività come invece dovrebbe essere. Non si può sacrificare ancora una volta il bene collettivo sull’altare del profitto perduto (di pochi) sfruttando l’alibi della “ricostruzione” e dei “posti di lavoro”. Ci preoccupa a tal proposito l’accanimento verso le spiagge libere, quasi come fossero il principale fattore di contagio, e nei confronti di tutto ciò che esse rappresentano per l’esercizio del diritto di tutti ad accedere liberamente alle spiagge e al mare e non solo di chi può permetterselo economicamente. Tale atteggiamento apparentemente giustificato dalla tutela della salute pubblica, potrebbe invece rivelarsi un pericoloso precedente negativo per la tutela del pubblico interesse, che proprio le Istituzioni avrebbero l’obbligo di far prevalere. D’altro canto, una proroga di una tale estensione temporale, non sarebbe in alcun modo giustificabile con la necessità di affrontare un’emergenza che, per quanto drammatica, è, almeno a quanto è stimabile oggi, limitata solamente alla stagione in corso. Al contrario, approfittare di sì grave situazione per concedere ingiusti privilegi, sarebbe oltremodo deplorevole ed irrispettoso nei confronti delle sociali in reale difficoltà, che pagheranno le conseguenze di questa emergenza per molto tempo. Questo virus ci ha messo di fronte alla necessità di modificare il nostro rapporto con la Natura, e quindi anche di cambiare il modello di gestione del demanio marittimo. Una proroga comporterebbe il congelamento dello status quo, e la preclusione alla possibilità di aprire ad un approccio differente con il mare. Duole, inoltre, constatare come si continui a far riferimento al "demanio marittimo" come ad un qualsiasi strumento d'impresa dimenticando che la primaria funzione del lido del mare è quella di essere un bene naturale e collettivo, il cui godimento per i suoi benefici in termini di salute, deve essere garantito a tutti e che non può essere occupato da strutture inamovibili. Purtroppo le 2 fotografie di molta parte dei nostri litorali ci dimostrano esattamente il contrario. Immagini di un mare abbandonato dallo Stato e per questo spesso cementificato e privatizzato, grazie a proroghe reiterate e illegittime. Il Consiglio di Stato con l’Ordinanza n. 02542/2015, ha ribadito un principio basilare relativo alla natura del bene demaniale “[…]il demanio marittimo è direttamente e inscindibilmente connesso con il carattere pubblico della sua fruizione collettiva, cui è naturalmente destinato, rispetto alla quale l’esclusività che nasce dalla concessione costituisce eccezione […].” Dunque la concessione al privato del demanio marittimo per finalità turistico-ricreative non può e non deve in alcun modo pregiudicarne o sminuirne la natura di bene comune, i cui titolari rimangono sempre e comunque tutti i cittadini. Le istituzioni pubbliche dovrebbero sempre ricordare questi principi, soprattutto in questo momento di grave sofferenza per la collettività, e non invece approfittarne per far passare provvedimenti che nulla hanno a che fare con la tutela della salute. Occorre sfruttare questa infausta occasione per rafforzare la gestione pubblica delle spiagge libere garantendo ai comuni costieri delegati alla gestione del demanio marittimo le risorse necessarie alla cura, alla vigilanza, al controllo e alla trasparenza, tutto quello che è mancato fino ad oggi! Rimandiamo ogni ulteriore considerazione alla lettura di quanto sarà previsto nel contesto del Decreto Legge, pronti ad intervenire in tutte le sedi, politiche e giudiziarie, se anch’ esso dovesse proseguire in quell’orientamento normativo in contrasto con i principi costituzionali ed eurounitari, ribaditi dai provvedimenti emanati in materia negli ultimi anni. Errare humanum est perseverare autem diabolicum. 
Il Direttivo Co.Na.Ma.L.