domenica 5 aprile 2020

Il Tempo Sospeso

In questo tempo sospeso dall'emergenza sanitaria, occorre tentare di alzare lo sguardo oltre l'attuale difficile contingenza. Tutti ci auguriamo che presto, cioè nelle prossime settimane, si possa ritornare alla quasi normalità di gesti, azioni e attività. Sì, "quasi normalità" perché nulla sarà come prima di questo tempo sospeso. Allora, alzando lo sguardo e tentando di traguardarlo un po’ più in là dell'anno che viviamo, dovremo per forza spendere qualche parola in relazione alle elezioni comunali di Rimini che difficilmente potranno essere procrastinate come avvenuto, sebbene solo di qualche mese, per le ultime elezioni regionali. Così qualcuno dovrà pur iniziare a precisare che questa emergenza sanitaria manda all'aria la proposta politica che nelle due ultime legislature, un'astuta maggioranza politica e il suo leader hanno proposto, sostenuto e a volte imposto all'intera collettività. Per dirla in altro modo e fuori da ogni metafora, la vision politica della Rimini basata e strutturata sui grandi eventi, sulle adunate apparentemente "oceaniche", sulle manifestazioni goderecce e alcolemiche, è finita, conclusa, fallita! Sì, fallita, perché in futuro non saranno proponibili eventi come quelli ai quali abbiamo assistito in questi ultimi anni, tra tante polemiche e tra conniventi silenzi da parte di molti, e pure autorevoli, che avrebbero dovuto far sentire, alta, la propria voce. Quel tempo è finito, morto e non resuscitabile. Se ne facciano una ragione anche coloro che sulle fantasie e sulla altisonante comunicativa del Sindaco ci hanno lucrato e speculato non poco. Finito è il tempo di quei voli pindarici che poco hanno prodotto per Rimini e che, anzi, hanno alimentato un'immagine della città lontana dalle sue tradizioni culturali, dalla sua natura vacanziera e dalle sue storiche potenzialità turistiche. Occorre individuare una nuova proposta di sviluppo economico e di crescita turistica in grado di modificare l'inesorabile decremento avvertito in tutti i settori produttivi ed economici del territorio. Serve il concorso delle forze vive di questa comunità, non il comando di un principe o l'urlo di un capopopolo. Le responsabilità della crisi sono ampie e diffuse, ed alcune ascrivibili a cause dipendenti da fattori esogeni, ma molte sono certamente addebitabili alle scelte di natura amministrative e di governo locale. Che dunque richiamano i nomi e i cognomi degli amministratori di sx che con destrezza politica e senza un reale maggioritario consenso elettorale, hanno tenuto in pugno questa realtà negli ultimi dieci anni. Il Covid-19 ha messo a nudo le debolezze di una proposta politica fondata sull'effimero, sull'apparenza e sull'infondatezza di valutazioni economiche e di mercato che hanno portato benefici assolutamente temporanei, poco impattanti sui bilanci di famiglie e imprese, nonché indirizzati a categorie mercantili incapaci di esercitare un traino positivo per l'intera economia del territorio. Lo dovrebbero dichiarare le rappresentanze associazionistiche e sindacali di questa area, anziché applaudire come servette alle scelte che a loro non appartengono. L'anno che verrà potrà perciò essere l'inizio del tempo della ricostruzione. Dopo i danni della guerra all'emergenza sanitaria qualcuno dovrà pensare di progettare la ricostruzione. E quel qualcuno, per essere credibile, non potrà provenire dal sistema di potere che ci ha condotti qui, in questo disastro che non è solo sanitario! Il dopo Covid-19 sarà un nuovo dopo-guerra. Simile a quello che ha sostenuto la ricostruzione dalle macerie di una Rimini rasa al suolo dalle bombe come in poche altre parti d'Italia. Questa volta dovrà generarsi la ricostruzione di un tessuto sociale e imprenditoriale piegato, inginocchiato e mortificato dai crateri di scelte sbagliate di una maggioranza politica accecata da un'ormai antiquata ideologia e da inaccettabili discriminazioni. Piuttosto che orientata dall'amore per l'intera comunità locale che il buon governo deve rispettare nella sua complessità, ma anche nella sua interezza. Il compito della ricostruzione è arduo, ma non impossibile per un nuovo illuminato dopo-guerra. Coraggio!
 Don Camillo