martedì 20 ottobre 2015

Vicario

Il Cardinal Vicario di Roma, Agostino Vallini, nei giorni scorsi, con riferimento al disastro della Capitale, ha chiesto alla politica la formazione di una nuova classe dirigente. Appello lanciato all’indomani delle dimissioni del sindaco di Roma, ma con un respiro più ampio rispetto ai confini dell’Urbe. La Lombardia insegna. Tant’è che dalle parti del PD sono subito corsi ai ripari, rincarando la dose su Marino, additandolo come unico destinatario del messaggio del Card. Vallini. Ma sappiamo bene che così non è! Non è elegante dire “ve l’avevo detto”, lo so, ma vorrei ricordare come molte volte, da queste pagine, abbiamo sottolineato l’esigenza di formare una nuova classe dirigente, stante l’inadeguatezza di quella presente. È un dato palese a qualsiasi cittadino quello della mancanza, in Italia, di amministratori in grado di affrontare i problemi del nostro tempo. Tangentopoli ha spazzato via una generazione di politici preparati, ladri ma indubbiamente con una visione ed una scuola politica alle spalle; sia chiaro, non sono da rimpiangere, ma cerchiamo di capire perché sapevano fare meglio la politica rispetto alle macchiette di oggi. Dopo il ’92, l’avvento di Berlusconi, ha spettacolarizzato la politica, riducendola a ricerca del consenso e mettendo il governo del Paese in secondo piano. Oggi siamo esattamente lì, dove i vent’anni di berlusconismo ci hanno portati e dove gli altri partiti che si opponevano a Forza Italia, adeguandosi, si sono accomodati. Tutto è diventato slogan, annunci, iniezioni di ottimismo e mistificazione. Stravolgi la Costituzione e parli di epocale momento delle riforme; nel nostro piccolo, organizzi grandi feste come una pro loco e parli di boom di presenze turistiche. Renzi e Padoan vanno in onda ogni due giorni come un duo da televendite a raccontarci di un’Italia fatta di ripresa economica, tasse al ribasso e lavoro per tutti. C’è indubbiamente qualcosa che non va, se confrontiamo gli slogan con la realtà. A questo punto la domanda vera è: come fare a formare una nuova classe dirigente? I partiti non esistono più e quindi non svolgono questo compito. Le parrocchie e le associazioni cattoliche, per quello che resta di loro, sono ormai agenzie di eventi e gite, con grande responsabilità della Chiesa che chiede poi la formazione di nuovi dirigenti. Il mondo dell’economia, quando funziona, si guarda bene dal prestare i propri uomini migliori alla politica e quando lo fa, puzzano di lobby lontano un miglio. Di fronte a questo vuoto riemergono purtroppo i tromboni del passato. Ecco allora che puoi leggere che Stefano Vitali, dopo averci regalato 20 anni della sua presenza in città come consigliere comunale, assessore di Ravaioli e presidente della Provincia, rivuole un posto in politica, tanto da schierarsi al fianco di Gnassi come suo scudiero. Anche se Vitali fosse mosso da semplice spirito di volontariato, avrebbe potuto trovare un altro modo per servire la collettività, visto che ormai in politica ha già dato e visto anche che ha in piedi una vicenda giudiziaria nella quale ha ricevuto diversi avvisi di garanzia per la questione dell’aeroporto. Ovviamente gli auguriamo che tutto finisca bene, ma anche Vitali dovrebbe capire che c’è bisogno di una nuova classe dirigente, non di lui! Non ho in tasca la ricetta per formare i nuovi amministratori di domani, ma è necessario che chi è a capo dei partiti oggi ci pensi con estrema urgenza. Se non si incomincia da subito a creare nuovi quadri si aggraverà la situazione attuale: la politica sarà sempre più costellata da disoccupati in cerca di una poltrona stipendiata (e quindi privi di competenze e capacità) oppure di annunci di ex tromboni pronti a risalire sul carro. Poi però mi viene anche da domandarmi: ma siamo sicuri che al manovratore non vada bene così?
E. Canzi

PS Per fortuna torna..Vitali. Non bastava Gnassi. A Torino un giudice c'è: assolto Erri. Attenta Tosi.. Renata, vogliono pareggiare con te.