sabato 25 novembre 2017

Chi di voto utile...

Chi di voto utile ferisce, di voto utile perisce. Da qualche tempo, ormai anni, dopo la frugale, se non furtiva, apparizione nelle stanze dei bottoni, esperienza da cui ho tratto profondo insegnamento, mi sono fatto persuaso che la “corazzata” leggera PD, o, piuttosto l’armistizio che ne rimane, può essere scossa, fino ad imbarcare acqua, solo se colpita di babordo alla proravia. Siamo arrivati dove avevo pronosticato, immaginato e nessun artifizio da zattera o natante non identificato ha un nocchiero, recte: scafista, così folle da non dare ordine di macchine pari avanti piano, e, magari, dotare di secchiello il povero segnalatore piemontese che sorpreso dall’effetto Morgana di mare e colto da bisogno, dopo mesi e mesi di bonaccia, con l’acqua ormai fino al collo, lo si senta gridare: banca! …abbiamo una banca, in vece di aiuto! E mentre questo avviene in un duello ossessivo di venti che rendono ancor più incerte le correnti, Re Leopoldo si riunisce per parlar di meglio gioventù! Ci son stati tanti re col nome altisonante, il peggiore fu quello del Belgio che stermino oltre 12 milioni di “congolesi”, anche Tarzan lo sa, ma non lo si dica troppo in giro se no se la gioca con gli inglesi prima (nativi americani e aborigeni), poi con Hitler e Stalin, mentre quello che a me piace dicono fece il codice leopoldino, prima raccolta normativa in cui veniva abrogata la pena capitale e la tortura propria dei metodi inquisitori, segno evidente di come la “rottamazione” sia una patacata, se una kermesse nel 2017 porta il nome di un principe e gran duca di Toscana vissuto fra XVI e XVII secolo. Come al solito l’ho presa larghissima per cadere a bomba sul contenuto delle parole di D’Alema che pare abbiano posto fine al gioco del “m’ama non m’ama” che presunti corteggianti/cortigiani invaghiti consumano avanti agli occhi cerulei di astanti invidiosi ad uso e consumo della réclame e propaganda di partitino. In realtà di questa storia non frega più a nessuno! Siamo oltre! Chi doveva prendere delle decisioni le ha già ampiamente assunte, dispensateci da questa pantomima da “pornografia” di quarta categoria e ve ne saremo tutti grati. Credo preferiremmo le forze fossero adoperate per risolvere i tanti problemi che ci affliggono. Il debito pubblico che non pare migliorare, i dati sull’occupazione giovanile e non, la tassazione sempre più gravosa ed in questo scenario la povertà cresce, sebbene ordinanze sindacali tentino di nascondere la precipitazione del problema con il daspo ai barboni, clochard, come successo nella dotta Bologna, che recepisce la sinistrissima “Minniti-Orlando” o venga vietata la pratica dell’elemosina per Natale nei luoghi di quello che fu lo shopping borghese. Ci sta! Come diceva un adagio: occhio non vede cuore non duole! Tuttavia la solidarietà, questo termine assoluto, come amore, impegno, pensiero, poi si trova costretto a interrogarci: che differenza c’è fra gli uomini? Perché taluni debbono essere cacciati e obliati e talaltri messi in hotel, alberghi a nostre spese? O ancora fatti beneficiari di case o zone solo per loro? E qui che rischia di andare in cortocircuito il concetto di solidarietà! Lo stato di bisogno non altri eventuali criteri deve essere la stella polare degli interventi… lo stato di bisogno degli individui, nessuna altra circostanza legata a contropartite economiche più o meno spicciole o business da raccapriccio, in un tempo che vede oltre e insieme al tornare di malattie che si credevano debellate, anche pratiche inumane che credevamo essere bandite e private del diritto di cittadinanza universale, quale quella della tratta degli uomini. Tutto non può essere merce è mandata al mercato! La povertà ha tante facce, molte madri e padri! Di certo c’è bisogno di risposte concrete e vere. Domani, non lo escludo potrebbe toccare a me, o, a ciascuno di voi, nella vita possono capitare anche scivolate e cadute e non è scontato ci siano mani pronte. Uno Stato, una politica social democratica, tenta di sottrarre le gens dalla povertà, non di condurre alla povertà di Stato e di status perfino chi lavora, chi ha una occupazione e una professione. Forse questa è la differenza che passa fra chi crede ancora nell’avvenire e chi, invece, si è arreso al profitto del suo piccolo presente. Meglio idealisti, insomma, che litigarsi posti in segreteria e/o sacrestia. Meglio accendere una luce che maledire l’oscurità. 
P.S. Speriamo non crescano ancora le imposte sui servizi, altrimenti non rimane che prendere i voti, quelli vocazionali alla Don Abbondio.