sabato 11 novembre 2017

Colpevole buonismo

Mi sento colpevole. Colpevole di avere creduto si potesse discutere con certa gente. Così ho tergiversato tanto confuso nella voglia vera, ma errata nella finalità, negli scopi, che si potesse accantonare ogni nostalgia e fantasma del passato. Falso! Non si supera mai la stupidità e l’egoismo! Ho, invero, alzato un grido e una eccezione quando nel linguaggio corrente vedo adoperarsi con una faciloneria cialtronesca il termine, che forse vorrebbe essere ironico, ma che tale non è, di “risorse” riferito ad esseri umani. Poi mi sono arreso! Ho lasciato stare e mi ritiro nel mio angolo ogni volta che leggo il dileggio dell’altro, mentre incoscientemente intere parti e settori di città italiane vengono lasciate in balia del degrado. Ciò che mi fa più timore è che sembra affiorare una volontà politica in questo deterioramento. Intere parti lasciate alla mercé del malaffare perché appartenenti alle associazioni e alle organizzazioni che controllano quei territori infiltrano i partiti e le istituzioni. Il prezzo del consenso insomma e` lasciare campo?! A chi porta un bacino di voti è offerto un territorio? E’ così? Debbo pensare sia così?! Anche in luoghi dove per ragioni storiche non dovrebbe insistere l’organizzazione essa si sta creando, se già non è compiuta. Non più banda/e, ma organizzazione/i…Le parole sono importanti! Non più bande, ma organizzazioni! E allora assistiamo a comportamenti di violenza inaudita, posti in essere alla luce del sole, davanti a telecamere, in quella che sembra una sfida diretta, aperta, alla luce del sole, alle regole democratiche e di convivenza. Il monumento alla e della impunità da parte di chi soffia poi sul giustizialismo più grossolano! E poi ancora leggi striscioni di minaccia a chi svolge la sua professione difensoriale all’interno di un processo e che incarna l’ultimo baluardo delle libertà individuali e civili, che debbono essere soggettive prima che collettive, come ci hanno insegnato quei Padri Costituenti che con le canaglie avevano avuto a pugnare. E il silenzio da certi ambienti, da certa destra, che non si vuole pensare, solo credere, né simpatizzante né connivente, come l’indifferenza fin qui data dalle istituzioni ai maleducati alla democrazia, non più solo nostalgici, e, pericolosi, fa riflettere. Ripeto quanto già citato: <>. E lo Stato, smettesse di abdicare al suo ruolo, dando a questi o quelli poteri su materie, ambiti e compiti che debbono rimanere in seno all'Istituzione! Smettesse di alimentare questa commistione e confusione di ruoli che favorisce una lettura, a torto o ragione, reazionaria, sia gli istinti più degeneri che stanno intossicando, avvelenando, la “nazione”. Si faccia uno sforzo di capire, perché continuando su questa strada ogni singolo baluardo difensivo verrà espugnato e non sarà più sufficiente l’opposizione individuale se a difettare è la sostanza, la volontà, in chi ha il potere, ma lo rivolge inutilmente ad alimentare il potere stesso, trascurando di vedere con chi si accompagna, in un tentativo di conservazione perenne, quanto ammorbata. Ecco qui fermo la mia denuncia, che è quella di un cittadino disgustato, ma capace ancora di indignarsi in quanto portatore di una visione politica. Deve esserci un limite a tutto…una volta lo indicavano le istituzioni o ci insegnavano ad individuarlo. Spero non siano anch’esse distratte a ricercare il consenso. In gioco ed a repentaglio cominciano ad esserci principi importanti … per quanto non mi sottragga alla sfida e non lasci ad alcuno il potere di nutrire le mie paure, a differenza di altri, a me è rimasto solo il potere delle parole. E si sa non tutti hanno voglia ancora di leggere, come me di credere!
 Roberto Urbinati