martedì 7 novembre 2017

Pinus Pinea

"Bastava forse ampliare un po’ l’aiola di terra con piantine fiorite per ovviare al problema?": si domandano i penta stellati di Riccione e lo domandano al Sindaco Dr.ssa Renata Tosi. Mi prendo la licenza di rispondere, io che modestamente sui pini la so moooolto lunga: no, amici ***** non "bastava" (ma usare il condizionale, no, eh, l'abbiamo eliminato come i congiuntivi?), senza polemica con gli amici grillo, e con spirito costruttivo su una questione tutto sommato di secondaria importanza e che interessa una piccola parte di lettori (però c'è anche l'aspetto: "... hai capito... toh, buono a sapersi..." quando hai la fortuna di imbatterti in un esperto di pini quale indegnamente è il sottoscritto in quanto una mia ex si iscrisse ad agraria e fece una tesina proprio sui pini e alberi nella fascia costiera ed io l'aiutai e divenni esperto di riflesso puta caso proprio di pini ed in particolare di Pinus pinea (Linneo, 1753) perché erroneamente da quanto si crede qui è molto più diffuso il pino domestico da pigna che quello marittimo. Allora brevemente questa storia delle radici è nota, Cervia per esempio ne è letteralmente martoriata come Milano Marittima e nessuno purtroppo per quanto abbia visto prende provvedimenti perché agire su centinaia o migliaia di alberi è onerosissimo quindi ogni amministrazione lascia la grana a quella che verrà in quanto il problema delle radici dei pini non ha soluzione che io sappia salvo abbattere l'albero una cosa che prima o poi dovrai fare ma se metti nei ha 1000 si può pensare a un intervento del genere e del resto non è che i pini li abbia piantati la incolpevole Tosi che starà cercando di metterci una pezza come fanno tutti quelli che hanno a che fare con il problema? E infatti dove sono messi molto peggio che a Riccione nelle località citate non fanno nulla perché nulla si può fare tanto meno tagliare in modo invasivo le radici compromettendo la stabilità della pianta che già mal sopporta le gelate soprattutto le nevicate copiose che ne rompono i rami pericolosamente e addirittura il peso della neve può farla cadere. Pertanto si potrebbe dire che queste piante sono croce e delizia (le origini ravennati risalgono all'epoca romane per approvvigionarsi di legnami per una delle due flotte navali di stanza a Classe) e lo sa bene anche chi ne ha in casa in quanto in pochi decenni diventano mostri altissimi sotto cui non cresce nulla per l'acidità del terreno che gli aghi creano, ma soprattutto per i danni che le loro radici possono fare alle abitazioni l'indicazione per conto mio sarebbe di non mettere mai a dimora salvo in campagna o al mare ma lontano da strade ed edifici inoltre mal sopportano il vento quindi rami si spezzano, gli aghi sono la bestia nera degi scopini. Certo sono piante splendide e qui in zona se andate all'interno ex. nel santarcangiolese c'era per me un vero "culto" della pigna usata come elemento decorativo nelle abitazioni del passato e la nostra fontana più antica ha una pigna a dimostrazione dell'importanza che questo albero ha avuto in passato (quindi come si è parlato di cultura del bamboo, come si è parlato nel riminese di cultura della canna credo si potrebbe parlare di cultura del pino e credo che gli usi in passato di questa pianta e delle pigne stesse siano sottovalutati) però esempio mal sopporta anche le temperature molto alte per esempio in prossimità di grosse arterie stradali, asfalto a 50 gradi etc. Quindi il problema riccionese come quello cervese non ha soluzioni che non siano palliative, ovvero inizi ora ad abbattere e sostituirli ma parliamo di una prospettiva di decenni con altre essenze arboree ma bisogna chiedere a esperti e credo che questi di Geat che non saranno Linneo forse un po' più lunga di qualche esponente grillo che si occupa d'altro la sapranno, si spera. 
M.A.